Processo mediante il quale gli algoritmi imparano a riconoscere modelli nella realtà, analizzando insiemi molto estesi di dati. L’algoritmo è privo di regole e modelli espliciti pre-programmati e diventa capace di identificare autonomamente relazioni tra i dati, perché adatta sé stesso elaborando le informazioni che riceve e ricavandone schemi e associazioni.
Questo modello consente di identificare schemi e correlazioni spesso troppo complessi per essere individuati dagli esseri umani. Secondo vantaggio è l’altissima velocità operativa, associata alla potenza di calcolo.
Vi sono tre categorie principali di tecniche: supervised, unsupervised e reinforced.
Il supervised learning è la tecnica per cui l’algoritmo confronta i suoi risultati con i risultati corretti durante la fase di apprendimento: formula previsioni sui dati ed è corretto se sbaglia; questo meccanismo cessa quando le prestazioni raggiungono un livello accettabile.
Con il unsupervised learning l’algoritmo deve individuare strutture, schemi e associazioni che legano un insieme di dati, senza confrontarli con un insieme di risultati.
Il reinforced learning (apprendimento con rinforzo) prevede che l’algoritmo impari per tentativi ed errori: prova schemi diversi, da mantenere o scartare in funzione della corretteza o meno dei risultati fino a quando individua lo schema che rende minimo il numero di errori.
Il deep learning, inoltre, utilizza le reti neurali – che imitano il funzionamento del cervello – in cui l’algoritmo stimola con dati in entrata un insieme di neuroni che producono un dato in uscita. La rete neurale comprende più livelli e i segnali di input e output passano da un nodo all’altro utilizzando connessioni o collegamenti analoghi alle giunzioni sinaptiche tra i neuroni. Il livello finale definisce la risposta dell’intero processo.
Con il termine black box si definiscono alcuni sistemi di machine learning che da un input forniscono un output e in cui i calcoli che il processo comporta non sono del tutto trasparenti e interpretabili. In particolare, vengono individuate correlazioni che non hanno necessariamente un rapporto di causazione.
Il natural language processing comprende gli algoritmi in grado di «comprendere» il linguaggio parlato o scritto, mediante analisi di vocabolario, grammatica, contesto e variazioni d’uso, e si situa nel machine learning.
[…] e classificati da parte degli “operai del clic” allo scopo di alimentare l’intelligenza artificiale dei mediatori informazionali globali. Questi lavoratori sono reclutati da parte di piattaforme […]
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[…] L’estrazione di valore dalle risorse materiali da una parte e dai dati dall’altra è in posizione di comando nell’assetto complessivo del capitalismo. L’estrattivismo è profitto che si trasforma in rendita e si estende anche al campo open-source, come nel caso dell’appropriazione da parte di Google del sistema operativo Android. Esso sussume il “sociale” nell’economico, catturando identità e interazioni in funzione della profilazione; trasforma il tempo libero in lavoro gratuito e invisibile, occultato dal mito degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale. […]
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[…] la classificazione di informazioni secondo criteri e categorie, destinate ad allevare e istruire il machine learning del capitalismo di […]
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[…] di processi di negoziazione e interazioni con decisioni algoritmiche e interventi di IA unilaterali e finalizzati all’estrazione di profitto e […]
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[…] del processo di sviluppo dell’Intelligenza Artificiale e del machine learning oltre il quale questi dispositivi andrebbero oltre il controllo e le capacità progettuali e […]
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[…] dei dati e dei metadati “primari”, frutto delle procedure algoritmiche e dell’apprendimento automatico, in funzione delle proprie attività e del proprio incremento qualitativo e […]
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