Dopo la pratica massiccia della “pubblicità targettizzata” e l’intenzionale avvio dei processi del capitalismo di sorveglianza basato sull’estrazione di valore dai dati collaterali di surplus comportamentale, il ciclo delle attività di Google si è modificato nel modo rappresentato dallo schema, il medesimo adottato successivamente da Facebook, che nel 2010 presentò il suo fulcro, il pulsante LIKE.
[…] La pubblicità targettizzata è l’invenzione fondamentale di Google, il perno del suo successo economico e il focus del suo ruolo di primo capitalista di sorveglianza, come testimonia il brevetto di “Generating User Information for Use in Targeted Advertising” del 2003.L’idea di fondo è quella di andare oltre l’associazione della pubblicità dei clienti alle parole-chiave della ricerca da parte degli utenti, perché le banche di dati comportamentali in possesso di Google (descritti – in obbedienza alla strategia del nascondiglio messa in atto dai quadri dirigenti, che prevedeva segretezza e travestimenti lessicali – come “prodotti di scarto”, in continua crescita quantitativa e sempre più raffinati dal punto di vista dell’analisi qualitativa, avrebbero consentito all’azienda di costruire un User profile information (UPI), un profilo informativo di ogni singolo utente, con ampia capacità di previsione e sua volta sempre più accurato, perché continuamente alimentato dall’estrazione e dell’elaborazione di nuove informazioni. […]
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[…] prima grezza, l’intelligenza macchinica ha il compito di costruire la targettizzazione. Il ciclo di generazione dei profitti si estende via via a nuovi fornitori inconsapevoli di materie prime e il surplus consente a Google di […]
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[…] estratta, trasformata in dati comportamentali e poi mercificata, essa diventa materia prima delle macchine previsionali, capaci di descrivere i comportamenti futuri in funzione della pubblicità […]
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[…] che raccolgono surplus comportamentale e diritti decisionali, per aggregare il tutto e proporlo sul mercato come bene […]
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[…] sorveglianza lo utilizzi come fonte di surplus comportamentale e quinde materia prima per i propri prodotti predittivi, destinati a costituire dapprima le schermate di una visione orientata del mondo reale, poi a […]
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[…] la tendenza al monopolio e al lock-in delle piattaforme del capitalismo di sorveglianza, il cui ciclo del surplus comportamentale prevede la colonizzazione di tutto il territorio […]
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[…] strutturale della rete in cui prevalgono le piattaforme proprietarie: il tracciamento e la messa a valore dei dati immessi e prodotti dagli utenti. Esso può essere risolto solo a livello di consapevolezza […]
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[…] con decisioni algoritmiche e interventi di IA unilaterali e finalizzati all’estrazione di profitto e […]
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[…] La computazione ubiqua – per esempio l’Internet delle cose – è un apparato universalmente interconnesso con lo scopo di incrementare i profitti del capitalismo di sorveglianza, perché incrementa in modo esponenziale il surplus comportamentale destinato alla realizzazione di prodotti predittivi. […]
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[…] Shoshana Zuboff utilizza questa espressione per definire le pratiche di esproprio dell’esperienza umana messe in atto dal capitalismo di sorveglianza per trasformarla in in dati di surplus comportamentale. […]
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[…] ovvero – secondo il regime del capitalismo di sorveglianza – fornisce ai propri clienti prodotti predittivi ad alta […]
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[…] terza fase della competizione, i capitalisti della sorveglianza hanno scoperto di avere bisogno di economie d’azione, basate su nuovi metodi che vanno oltre il […]
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[…] Il capitalismo della sorveglianza ha creato e diffuso, rendendolo contesto obbligante, e utilizza un apparato digitale ubiquo, tecnologia del comportamento: […]
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[…] Per questa ragione, è totalmente disinteressato al senso e al significato psicologici, etici, civili di ciò che taskifica e misura per i suo fini di profitto. […]
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[…] questa espressione Zuboff definisce l’uso del potere strumentalizzante da parte del capitalismo di sorveglianza per ottimizzare le dinamiche e le relazioni sociali in funzione del […]
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[…] Condizione di pseudo-cittadinanza determinata dal potere strumentalizzantedel capitalismo di sorveglianza. […]
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[…] Studio della società umana con la medesima precisione delle scienze naturali e mediante compiutazione; è una delle basi culturali del capitalismo di sorveglianza. […]
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[…] moderazione dei contenuti da parte del capitalismo di sorveglianza è una variabile dipendente dell’indifferenza radicale, per cui essa è nella sostanza una […]
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[…] senza alcuna consapevolezza e alcuna attenzione allo sfruttamento del lavoro addomesticato, ai dati forniti, alle implicazione dei motori di raccomandazazione al proprio lavoro fornito in forma […]
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[…] James Brindle critica in modo radicale la “pessima metafora” del cloud, che giudica un espediente utile a ridurre la complessità e a velare l’identità del dispositivo ubiquitario e globalizzato entro il quale la gran parte dell’umanità si trova ad operare, con poca chiarezza su concentrazione del potere, possesso e proprietà, dipendenza, garanzie, elusioni ed evasioni, trasparenza, sicurezza, riservatezza, estrazione, sfruttamento. […]
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