Mauro Barberis è lapidario: la comunicazione di Trump – che giudica possedere qualità destinate a eccellere nell’era digitale – è orientata a costruire una realtà parallela, mirata a valorizzare i pregiudizi dei suoi sostenitori, oggetto di accurata catalogazione e analisi sociometriche. A questo proposito, lo studioso riporta una classificazione dei tweet del presidente degli USA:
“Primo, proposte grottesche, come l’acquisto della Groenlandia, ma tali da dettare l’agenda politica. Secondo, distrazioni dell’attenzione dai problemi reali, come il riscaldamento climatico, gettandosi in polemiche con (altre) persone di spettacolo. Terzo, ribaltamento dell’accusa di diffondere fake news sui propri nemici, accusati di diffonderle loro. Quarto, provare un’opinione qualsiasi con i follower, tanto per vedere l’effetto che fa”.