Un intervento di cui non si sentiva proprio il bisogno.
A parte il grottesco uso dell’espressione “piattaforma“, destinato soltanto a far crescere la confusione, colpiscono le generalizzazioni assolutizzanti e in larga misura gratuite, che dimostrano soltanto una conoscenza superficiale e fondata su pregiudizi polarizzati(secondo la peggiore moda della socialità algocratica) del rapporto tra “digitale”, conoscenza e didattica.
La giusta preoccupazione per la sussunzione dell’istruzione pubblica nella logica taskificante del capitalismo di sorveglianza andrebbe infatti meglio circostanziata e non può certo sfociare in un appello nichilista e solo “destruens” (un riferimento alla cultura classica non guasta mai!) al rinvio e al disimpegno.