Disruption linguistica

“Ovunque in città si vedevano esempi della disruption in atto nella lingua inglese. Il tratto di superstrada (…) da San Francisco fino a San Jose (…) era fiancheggiato da cartelloni che pubblicizzavano software per sviluppatori di software in un linguaggio che assomigliava solo vagamente alla lingua moderna. Gli annunci trascendevano ogni contesto e struttura grammaticale. ADDIO PROBLEMA CENA (…). COME FUNZIONA IL DOMANI (archiviazione di file). CHIEDI AL TUO SVILUPPATORE (comunicazioni cloud). (…) Una società di servizi finanziari esistente da più di un secolo (…) rispettava ancora le convenzioni grammaticali, ma sbatteva la verità in faccia a un pubblico che forse avrebbe preferito non vederla (…): DONA PER UNA GIUSTA CAUSA: LA TUA PENSIONE. Una sera, alla stazione ferroviaria, scendendo le scale mobili, notai una pubblicità che (…) mostrava cinque persone in formazione a V con le braccia incrociate. Portavano tutte la stessa felpa azzurra con cappuccio e la stessa maschera di gomma da unicorno (…). Lo slogan diceva: COSTRUITA DA UOMINI, USATA DA UNICORNI. Ma di che parlavano? La gente diceva cose come «coattuare» e «pivottare»; usavano verbi come sostantivi. Parlavano scherzosamente di «adultità». Sostituivano meme virali alla valuta sociale. Dispiegavano il gergo di Internet come se costituisse un vocabolario – come se gli acronimi non stessero già per altre parole. «Hai presente quella GIF animata dell’omino stilizzato?» mi aveva chiesto una volta un collega poco più che ventenne, per descrivere il suo stato emotivo. No, non ce l’avevo presente. «LOL» aveva detto, senza ridere. Ah ah, avevo detto io. Senza ridere.” (A. Wiener)

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