Logistica è un concetto di origine militare, poi assunto nel lessico capitalista.
Mezzadra e Neilson ci ricordano che:
‘Stefano Harney e Fred Moten indagano la relazione storica tra logistica e tratta degli schiavi per sostenere che i processi logistici ridefiniscono relazioni di proprietà e soggettività, (…) producendo «popolazioni logistiche» che ampliano i circuiti attraverso «nuovi adattamenti, traduzioni, governance, scale e approssimazioni».
(…) la logistica [viene analizzata] come un insieme fondamentale di tecniche e tecnologie che servono a coordinare ed eseguire le operazioni capitalistiche contemporanee, con conseguenze per il controllo del lavoro, la produzione dello spazio e persino la comparsa di nuovi immaginari nella cultura e nell’arte.
(…) questi dibattiti si sono sviluppati in parallelo a una serie di lotte nelle industrie logistiche, che vanno, per esempio, dai porti della California ai magazzini di Amazon in Germania e ai porti interni del nord Italia.
I processi di zonizzazione e tracciamento di corridoi che derivano dagli sviluppi logistici hanno anche alimentato lotte violente, come nel caso della creazione del cosiddetto corridoio industriale Delhi-Mumbai.’
Del resto, come ci ricorda Into the black box:
la “rivoluzione” logistica (…) ha calmierato la necessità di grandi concentrazioni operaie nelle fabbriche rispondendo così alla sempre maggiore insubordinazione di classe.