A proporlo, come ci informano Aloisi e De Stefano è
[una] delle più disinibite società di questo settore, Humanyze, (…) fondata da Ben Waber assieme ad alcuni colleghi provenienti dal MIT. Il prodotto essenziale lanciato dalla start-up è (…) indossabile durante l’orario di lavoro, un tesserino del tutto simile a quello che si usa per aprire i tornelli, registrare la propria presenza o anche solo accedere alla stampante di rete.
A ben vedere, la funzione primaria di questo badge consiste nella raccolta di informazioni, grazie a «sensori in grado di stabilire se un partecipante (…) sia in movimento o seduto, misurare la sua vicinanza a un altro utente con lo stesso tipo di badge, o ancora se chi lo indossa stia parlando, con chi, con che frequenza, a che volume e per quanto tempo». I dati raccolti sono successivamente analizzati al fine di ricostruire le reti di relazione aziendale. Con una naturalezza disarmante e quasi sospetta, i creatori del dispositivo assicurano che nessuna conversazione privata, attività online o faccenda estranea all’ambito lavorativo sarà passata al setaccio.