La retorica tecno-abilista, la vulnerabilità socio-culturale, i contesti obbliganti e l’assenza di riflessione sulle alternative spingono i cittadini alla rassegnazione e all’accettazione, per loro stessi e per i loro figli e nipoti – in consumo, comunicazione e informazione, istruzione e ‘intrattenimento – di un universo vincolato, descritto e introiettato come l’unico mo(n)do possibile.
Anche le sottolineature dell’importanza del rispetto della privacy, del resto, tendono a risolversi nella determinazione di forme di contratto privatistico e nella messa a carico degli utenti dei servizi della verifica e del controllo della correttezza formale delle relazioni.