La geografa ambientale Samantha Saville auspica una “humble geography“, che valorizzi non solo le proprie prospettive specifiche ma anche la necessità di intersezioni ed interdipendenze con l’insieme del sapere.
Questo piuttosto che rivendicare obiettività o padronanza assolute del e nel proprio campo disciplinare, in contrasto perciò con l’approccio neoliberale alla cultura accademica, che diventa campo di competizione, in cui si deve produrre sempre di più, in modo efficace, ad alto impatto comunicativo, all’interno del proprio settore epistemologico e di potere.
Si tratta di un approccio che può essere davvero stimolante, se assunto come principio deontologico, perché può essere esteso a molti quadri concettuali e riaprire la strada all’attivismo.