Nei modelli di smart city, lo spazio pubblico è tendenzialmente una miniera di dati che vengono acquisiti direttamente da attori economici privati o ad essi ceduti.
Balestrieri e Balestrieri propongono questo esempio:
City Brain, tecnologia di punta di Alibaba, riduce la congestione del traffico e dunque l’inquinamento, crea corsie preferenziali per i mezzi di soccorso, garantisce interventi tempestivi e mirati delle forze dell’ordine; ma per far questo raccoglie un volume enorme di dati, che si affianca a quelli prodotti dall’e-commerce (su piattaforme anch’esse di Alibaba) o dai pagamenti effettuati tramite app (sempre di Alibaba) su cellulari. La città e i suoi abitanti diventano un dispositivo d’illimitata produzione di dati, in continua crescita, dinamicamente interpretati da un’intelligenza artificiale che li usa per imparare e migliorarsi. Alibaba ha già venduto City Brain anche ad altre importanti città, come Suzhou e Guangzhou, e lo sta esportando in Malaysia.
Shanghai ha invece scelto di offrire un centinaio di propri servizi, dal rilascio delle patenti di guida alla gestione della storia sanitaria individuale, tramite un sistema – Citizen Cloud – cui si può accedere con un’app. Il governo cittadino ha anche costruito una piattaforma dalla quale qualsiasi società privata interessata può acquistare le informazioni raccolte dalle telecamere e dai sensori sparsi in tutta l’area metropolitana. Hangzhou e Shanghai ci offrono due modelli di compenetrazione tra spazio pubblico e interessi privati: a Hangzhou, di fatto la gestione dello spazio urbano, quanto meno sotto l’aspetto cruciale dei flussi di traffico, è affidato alla tecnologia di proprietà di uno dei giganti digitali, che ha così a disposizione una quantità immensa di dati per affinare le capacità del proprio sistema di intelligenza artificiale; a Shanghai, è la città stessa che commercializza i dati prodotti dal territorio e dai cittadini. In entrambi i casi, gli individui monitorati diventano materia prima per l’evoluzione dell’intelligenza artificiale non in quanto consumatori che si rivolgono ad Alibaba o a qualsiasi altra società, ma in quanto cittadini delle due metropoli.
