Rachele Borghi riflette su:
‘come sia possibile che un’università che è completamente immersa nel neoliberismo voglia adottare pratiche e metodi sviluppati all’interno delle pedagogie critiche, marcate spesso da un approccio libertario.
(…)
C’è un capitolo del libro curato da Laurence De Cock e Irène Pereira Les Pédagogies critiques (2019) che tratta proprio questo argomento. L’autore, Jean-Yves Mas, spiega che l’interesse del contesto liberale per le pedagogie dette alternative non è un paradosso. L’attenzione di organismi come il Medef (Mouvement des Entreprises de France) per Freinet, Montessori, Decroly, Steiner e l’impegno della scuola nel favorire la creatività, lo spirito critico, la cooperazione, l’innovazione e lo spirito d’iniziativa si alimentano a vicenda. Per riconciliare salariati e datori di lavoro si può rinunciare all’autorità per ottenere la partecipazione spontanea del salariato al processo di produzione. Mas spiega allora che “L’operaio taylorista specializzato, a cui era stata sottratta qualsiasi capacità d’iniziativa, è rimpiazzato dall’operatore in linea, polivalente, flessibile e capace di intervenire. Da direttivo, il management diventa ‘partecipativo’” (p. 89). Per preparare il dipendente alla partecipazione nell’azienda, le scuole sviluppano un approccio diretto all’implicazione degli allievi in classe e alla gestione dell’istituto. Di fatto, questo coinvolgimento non mira a favorire l’autonomia, piuttosto a rendere le persone studenti soggetti multitasking adatti a muoversi nel sistema neoliberale.
Per rispondere alla proposta decoloniale declinata nell’insegnamento, abbiamo allora pensato di lavorare con le studenti sulla pedagogia, al fine di avviare un processo di coscientizzazione che partisse dal rendere visibili i meccanismi di insegnamento e di apprendimento e le strutture a cui fanno riferimento: il dietro le quinte della formazione universitaria istituzionale. Abbiamo proposto degli estratti tradotti in francese dei testi di Freire e di hooks, in particolare di Teaching to transgress. Le riflessioni di hooks sui luoghi del quotidiano come siti di resistenza hanno particolarmente toccato le nostre corde di geografe’.