Qualità del lavoro invisibilizzato?

Luciano Gallino (1983) definisce quattro dimensioni della qualità del lavoro:

la dimensione ergonomica, che corrisponde ai bisogni psìcofisici dell’uomo al lavoro;
– la dimensione della complessità, che corrisponde ai bisogni di impegno nelle difficoltà, di creatività, formazione professionale, di cumulazione dell’esperienza;
– la dimensione dell’autonomia, che corrisponde ai bisogni di stabilire con una certa discrezionalità le condizioni immediate del proprio lavoro, di determinare autonomamente la propria condotta lavorativa, di autodeterminare le regole da seguire per svolgere attività assegnate a un dato livello decisio­nale;
– la dimensione del controllo, che corrisponde al bisogno di controllare le condizioni generali del proprio lavoro, come l’oggetto della produzione, la sua destinazione, l’organizzazione, le attività da assegna­re al proprio centro e agli altri centri di decisione.
Un lavoro qualitativamente soddisfacente sarà quindi un lavoro che per ciascuna delle dimensioni sopra indi­cate presenta caratteristiche o proprietà atte a soddisfare i bisogni corrispondenti.

Viene spontaneo provare ad applicare la tabella al lavoro invisibilizzato dei prosumer: