Grammatica del divertimento

Ragionando di personalizzazione e di profilazione, Esposito ricorda che:

I videogiochi, una delle forme più influenti di comunicazione digitale, utilizzano algoritmi per offrire agli utenti la possibilità di un intervento attivo nel mondo di gioco, sviluppando una “grammatica del divertimento” altamente innovativa. Attraverso la contingenza virtuale, i videogiochi vanno oltre il moderno modello di narrazione e lettura, offrendo al giocatore un’esperienza attiva pur consentendo il suo ingresso nello specchio della finzione. I videogiochi, come i romanzi, possono essere progettati dalla prospettiva di un personaggio coinvolto negli eventi rappresentati (punto di vista in prima persona o POV) o da una prospettiva esterna (POV in terza persona). Ma il giocatore di un videogioco POV in prima persona non solo osserva il mondo attraverso gli occhi di qualcun altro. Contrariamente alla regola di base della finzione e alla centralità della sua prospettiva, il giocatore agisce anche nel mondo (virtuale) e vive un’esperienza di gioco particolarmente coinvolgente: sparare, nascondersi, scappare dai nemici. Tuttavia, non possono vedersi nel gioco; in genere, l’unica parte del corpo di un avatar che il giocatore può vedere sono le sue mani. In un POV in terza persona, tuttavia, il giocatore può vedere l’intero corpo del proprio personaggio da una prospettiva sopra e dietro l’avatar. In un gioco che passa avanti e indietro dal POV in prima persona a quello in terza persona, un giocatore che si identifica e agisce attraverso un avatar può anche osservare il proprio sé virtuale attraverso gli occhi di un altro. Per la prima volta, il videogioco offre uno spazio in cui l’osservatore vede con gli occhi di un altro non solo il mondo, ma anche se stesso e il proprio comportamento. Nella forma dell’avatar, secondo Wagoner, il giocatore sperimenta una “identità virtuale” che consente loro di essere “se stessi e non sé”, “altro e non altro allo stesso tempo”. (Elena Esposito, “Artificial Communication. How Algorithms Produce Social Intelligence”, MIT Press – rilasciato in Creative Commons, CC-BY-NC-ND)