La terribile concettualizzazione, che riassume in due parole la visione liberista e capitalista, è di Gallino:
la nozione di scarto umano (anche se restituita con altri termini) non solo è evidente, ma è normalmente applicata nella gestione dei sistemi sociotecnici. Sono uno scarto i lavoratori – operai, impiegati, quadri, anche dirigenti – le cui competenze professionali sono rese obsolete dal progresso tecnologico ma che non sono ritenuti convertibili a nuove mansioni. Così come lo sono coloro la cui forza lavoro è semplicemente resa superflua dall’automazione. La disoccupazione forzata è il prodotto di una definizione sociale di scarto umano emesso da un sistema sociotecnico, che produce autonomamente un determinato tipo e quantità di scarti quanto meno si è stati capaci, o non si è nemmeno tentato, di costruire di esso un modello operativo adeguato a fini di controllo e regolazione. (L. Gallino, “Tecnologie e democrazia. Conoscenze tecniche e scientifiche come beni pubblici”, Einaudi)