Tecnologia politica

Propone Gallino:

La questione rimane come sviluppare per il prossimo futuro, ma cominciando subito, una tecnologia orientata consapevolmente e riflessivamente alla sopravvivenza. Essa deve avere di necessità una componente scientifica e una componente politica, ove la politica sia correttamente concepita come l’arte di guidare individui e sistemi socioculturali al fine di farli sopravvivere. Da secoli si parla di economica politica come scienza della ricchezza delle nazioni; da decenni si parla di ecologia politica come scienza del rapporto tra società e natura. Lungo linee analoghe, sembra ora necessario concepire e promuovere lo sviluppo di una tecnologia «politica». Un compito prioritario della tecnologia politica consisterebbe nella revisione radicale delle voci del bilancio costi/benefici della tecnologia, o meglio di diversi settori della tecnologia. Dovrebbero venir sviluppati nuovi indicatori biosociali, atti a misurare i fattori che accrescono o diminuiscono le probabilità di sopravvivenza a lungo termine di individui e collettività. Idealmente, nel calcolo dovrebbero essere incluse le popolazioni non appartenenti alle società industriali, avanzate o emergenti che siano, e le generazioni future. Occorrerebbe rendere più evidenti le complesse concatenazioni tra decisioni tecnologiche, individuali e collettive, e i loro effetti in molteplici direzioni, sugli uomini, sui sistemi socioculturali e sull’ambiente. In questo consiste la razionalità globale. (…) [In sintesi la tecnologia politica è] una scienza e una pratica della tecnologia orientata alla razionalità globale, con lo scopo ultimo di accrescere le probabilità di sopravvivenza individuale e collettiva. La responsabilità di questa scelta ricade primariamente sui decisori tecnologici corporati, ovvero sulle organizzazioni produttive e sui centri di governo. Ma nemmeno i decisori individuali potranno sottrarsi all’esigenza di modificare l’orizzonte e i contenuti delle loro scelte tecnologiche, ove non desiderino che altri scelgano forzosamente per loro. (L. Gallino, “Tecnologie e democrazia. Conoscenze tecniche e scientifiche come beni pubblici”, Einaudi)