Il modello di business di Google e il tiyng su Android

Minuto Rizzo e Sommella chiariscono i rapporti tra profitti di Alphabet e “gratuità” di Android:

Per Google l’aspetto centrale della propria attività è il ruolo svolto dai dati, in particolare di quelli acquisiti dal suo motore di ricerca. Lo stesso Sundar Pichai, amministratore delegato dell’azienda, come risulta dai documenti acquisiti dal Congresso degli Stati Uniti e pubblicati nel rapporto sulle piattaforme digitali, avrebbe fatto riferimento, nell’ambito di riunioni interne, alla vera e propria sacralità del proprio motore di ricerca che deve stare sempre al centro delle strategie aziendali. (…) questo obiettivo è stato perseguito anche e soprattutto nel recente passaggio da computer desktop ai dispositivi mobili, usando come leva strategica il proprio sistema operativo Android. Inoltre, lo sviluppo di Google è avvenuto spesso anche tramite una crescita esterna. Oltre ad essersi appropriata del sistema Android, Google ha anche acquistato Double Click e Waze che le hanno consentito, rispettivamente, di entrare nel mercato della pubblicità c.d. display e di integrare la propria presenza nelle applicazioni di geolocalizzazione. Google è stata creata come un motore di ricerca online generico, inizialmente fornendo unicamente risultati c.d. “organici” ovvero prodotti dal proprio algoritmo. Due anni più tardi, nel 2000, Google ha lanciato AdWords, un servizio pubblicitario online che consentiva alle imprese di acquistare delle parole chiave per apparire nelle pagine contenenti i risultati delle ricerche. Tale servizio è poi diventato nel tempo il cuore del modello di business di Google. Dopo un crescendo di acquisizioni e di nuovi prodotti, ora Google offre una moltitudine di servizi, tra i quali il sistema operativo per smartphone Android, il browser Chrome, il servizio di posta elettronica Gmail, il servizio di ricerca online Google Search, il servizio di memorizzazione di dati Google Drive, il servizio di localizzazione Google Maps, il servizio di distribuzione di applicazioni digitali Google Play Store e la piattaforma di condivisione in rete di contenuti multimediali YouTube. Questa gamma di servizi ha consentito, e consente tuttora, a Google di acquisire una grande quantità di dati dei propri utenti, rafforzando la propria dominanza su più mercati e aumentando la monetizzazione della propria attività attraverso la pubblicità online. (…) nell’ambito dei dispositivi mobili intelligenti, Google è riuscita a mantenere la centralità di Search indirettamente, puntando sul proprio sistema operativo Android ritenuto con una buona dose di lungimiranza come una modalità ulteriore per distribuire i servizi offerti da Google. Si è trattato di una scelta strategica decisiva e, almeno per ora, vincente, nata da una acquisizione di importo ridotto, ovvero di 50 milioni di euro, realizzata nel 2005, ma decisamente ben spesi. (…) attraverso accordi commerciali con i produttori di dispositivi mobili, Google ha imposto una serie di clausole volte a sfruttare strategicamente l’utilizzo del sistema operativo Android al fine di ottenere la preinstallazione sia di Chrome sia di Search. (…) La decisione della Commissione, che ha portato ad una sanzione di 4,34 miliardi di euro, si basa sul riconoscimento di tre posizioni dominanti in capo a Google, rispettivamente nei mercati dei servizi di ricerca generica su Internet, dei sistemi operativi per dispositivi mobili intelligenti che possono essere concessi in licenza e dei portali di vendita di applicazioni per il sistema operativo Android. Il caso riguarda tre tipi di restrizioni che Google ha imposto da una parte ai produttori di dispositivi mobili che utilizzano Android, e dall’altra agli operatori di rete per fare in modo che il traffico che transita su tali dispositivi venisse indirizzato verso il motore di ricerca di Google. Innanzitutto, la versione di Android accessibile al pubblico si limita a delle caratteristiche di base, mentre, per disporre delle applicazioni di Google, i produttori di dispositivi devono stipulare un contratto con questa ultima nel cui ambito vengono imposte alcune restrizioni. In particolare, il pacchetto offerto da Google comprende Google Play Store, l’applicazione Search e il browser Chrome. In tale contesto, Google ha imposto ai produttori di dispositivi mobili di preinstallare l’applicazione Search e la sua applicazione di ricerca Chrome come condizione per la concessione della licenza relativa al portale di vendita di applicazioni di Google Play Store. Di conseguenza, Google ha ottenuto che l’applicazione Google Search e il proprio browser per dispositivi mobili Chrome venissero preinstallati praticamente su tutti i dispositivi Android venduti nell’Unione europea. La preinstallazione di Chrome non è irrilevante se consideriamo, come abbiamo già detto, che i browser rappresentano un punto di ingresso strategico per le ricerche sui dispositivi mobili e che Search è il motore di ricerca di riferimento di Chrome. La preinstallazione pertanto rappresenta un problema concorrenziale anche in ragione di alcuni limiti cognitivi dei consumatori, quale la preferenza per lo status quo. È, infatti, molto probabile che gli utenti che trovano applicazioni di ricerca preinstallate sui loro dispositivi non le cambino. (Minuto Rizzo A. – Sommella R., “Ingovernabili. Grandi piattaforme, nuovi monopoli”, Luiss)