Terranova chiarisce:
(…) capitalismo cognitivo è solo uno dei tanti termini che hanno cercato di declinare politicamente la nozione “incolore” di economia della conoscenza o dell’informazione. L’insistenza sul termine “capitalismo” sottolinea l’invarianza dei fondamenti del modo di produzione capitalistico, come il “ruolo fondamentale svolto dal profitto e la centralità del rapporto salariale, o più precisamente delle diverse forme di lavoro salariato su cui dipende l’estrazione del plusvalore. Come tale fa parte di una gamma di nuovi termini che hanno anche cercato di mettere in discussione l’identificazione acritica dell’economia con l’economia capitalistica tout court (come capitalismo comunicativo, semioinfocapitalismo, biocapitalismo, capitalismo neoliberista, capitalismo di piattaforma e simili). Le teorie del capitalismo cognitivo, in particolare, impiegano il termine “cognitivo” per definire “la nuova natura del lavoro, le nuove fonti di valori e forme di proprietà che forniscono la base per l’accumulazione del capitale”. (T. Terranova, “After the Internet. Digital Networks Between Capital and the Common”, Semiotext(e) – traduzione in proprio)