I demoni sono programmi eseguiti in background, senza interazioni con gli utenti e i possessori dei dispositivi su cui agiscono, per compiti di routine spesso “vitali” o eventuali interventi su specifiche situazioni o eventi. Contribuiscono alla “trasparenza” dei dispositivi in termini di efficienza e di sostegno all’interfaccia con gli utenti medesimi.
Natale invita a riflettere:
la somiglianza fondamentale tra demoni e bot è forse da ricercare non tanto in quello che fanno, ma nel modo in cui sono visti. Una delle differenze tra le due categorie è che i primi funzionano «silenziosamente» in background, mentre i secondi sono solitamente programmati in modo da poter entrare in interazione con gli utenti. Una volta inseriti in piattaforme e ambienti caratterizzati da un elevato grado di scambi sociali, però, i demoni resistono a questa invisibilità. (…) i risultati delle attività dei demoni nelle piattaforme online hanno stimolato reazioni complesse. I gruppi pro-pirateria e anti-copyright di The Pirate Bay, per esempio, si sono opposti ai demoni quanto ai detentori di copyright, impegnandosi per portare in superficie il lavoro invisibile dei demoni. Inoltre, contrariamente ai bot, non è previsto che i demoni interagiscano linguisticamente con gli input degli utenti. Eppure, come dimostra il termine stesso scelto per descriverli, anche i demoni invitano utenti e sviluppatori a considerarli come agenti, quasi avessero una propria volontà. (S. Natale, “Macchine ingannevoli. Comunicazione, tecnologia, intelligenza artificiale”)