Sono, ad esempio, le quantità di like, di condivisioni o commenti che definiscono il successo di un post e spingono a pubblicarne altri incoraggiandoci a postarne altri. Questo perché
[considerando] come gli utenti reagiscono a determinati stimoli, gli sviluppatori delle piattaforme di social media hanno messo a punto funzionalità in grado di attivare reazioni emotive e cognitive che rispondono all’obiettivo di massimizzare la connessione degli utenti – e dunque, di perseguire il proprio modello di business. Questi meccanismi sono funzionali all’usabilità della piattaforma (…) [Pe altro,] i flussi emozionali che stimolano gli utenti a utilizzare queste piattaforme sono alla base anche di aspetti piú problematici, come la condivisione di fake news e disinformazione o i meccanismi di dipendenza e gli atteggiamenti compulsivi verso cui l’uso degli smartphone e social media può sfociare. L’ambivalenza che molti di noi hanno riguardo al proprio rapporto con questi strumenti cosí utili e al tempo stesso cosí invasivi è dovuta ai confini fragili che separano inganno forte e banale. (S. Natale, “Macchine ingannevoli. Comunicazione, tecnologia, intelligenza artificiale”)