Capitalismo a trazione logistica

Insieme di apparati, infrastrutture, processi urbani, macchine, algoritmi che riducono spazio e tempo tra astrazione capitalistica e sua concretizzazione nella produzione e circolazione delle merci.

Si compone di apparati biopolitici, di politiche logistiche, di tecniche, saperi e pratiche che agiscono sugli spazi, i soggetti, il potere e la sovranità, in cui la “frontiera“determinante è quella tra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori dal capitalismo delle supply chain; e che hanno progettato e comportato lo smantellamento delle grandi concentrazioni operaie, concependo la fabbrica come un processo planetario, in continua trasformazione. Determina scelte politiche, forme di mobilità, inclusione ed esclusione e condiziona l’opinione pubblica, entrando come componenti fondamentali nelle “pile” che definiscono la governance e – di riflesso – la statualità.

Il processo di urbanizzazione non riguarda soltanto le città o le metropoli, ma l’insieme del territorio che si organizza funzionalmente in spazi commerciali, produttivi, residenziali: “la circolazione tende sempre più a intrecciarsi al momento produttivo, tanto che le grandi fabbriche si scompongono sul territorio e i grandi flussi di merci, capitali e persone insistono nel ridefinire le metropoli (…) [nascono] punti di concentrazione della forza lavoro posti spesso molto lontano dalle città, grandi «porti di terra» legati alle reti infrastrutturali del trasporto-merce, costruiti all’intreccio di autostrade, linee ferroviarie e aeroporti. Questi hub logistici possono essere assunti come simbolo di una nuova organizzazione urbana del territorio, e conducono alla progressiva evaporazione della forma metropolitana istituita nelle precedenti generazioni (…) In definitiva lo scenario che prende forma compiutamente a partire dagli ultimi decenni del XX secolo è quello di un manto urbano che ricopre l’intero territorio sino a eccedere i confini amministrativi che lo avevano definito in precedenza. La continua espansione dell’edificato, il proliferare di opere infrastrutturali, la diffusione dei centri abitativi e la loro interconnessione logistica costruiscono aree urbane sempre più ampie. Un esempio a riguardo è ben rappresentato dalla pianura del Po. Per rendersene conto basta osservare un’immagine satellitare notturna. Si vedrà l’intera valle completamente illuminata, tanto da rendere obsoleta la distinzione tra città e città in favore di un continuum urbanizzato. Per comprendere questa situazione è dunque necessario modificare radicalmente i punti di osservazione. I confini storici tra città, regioni e Stati sono infatti superati dall’intreccio urbano diffuso. (…) All’apparente omologazione del paesaggio corrisponde [però] (…) una moltiplicazione dell’eterogeneità degli scenari urbani, entro la matrice complessa dell’urbanizzazione planetaria. (N. Cuppini, “La logistica come logica metropolitana” – La Rivista il Mulino)

Per altro, gli algoritmi si configurano anche come pratiche di soggettivazione, definizione di condotte e di forme di vita mediante applicazioni, controlli, standardizzazioni. Le dinamiche di valorizzazione vedono le piattaforme nutrirsi di cooperazione sociale nelle sue dimensioni affettive, comunicative e produttive mediante estrazione ed elaborazione di dati e le soggettività algoritmiche non sono fisse, ma dinamiche, evolutive e controevolutive, conflittuali, tra autoimprenditorialità e sfruttamento estremo del facchinaggio. Un mondo in tensione costante, in cui il concetto di crisi ha perso la piena capacità esplicativa e interpretativa. I processi di innovazione tecnologica, infatti, non sono neutri, ma hanno effetti molto precisi su abitudini, bisogni, struttura del comando e conflitti; l’analisi politica, sindacale e dell’attivismo critico deve quindi consderare i rapporti sociali indotti da questa nuova situazione. In particolare, le interessano le potenziali fratture sociali e il posizionamento dei vari soggetti coinvolti. I quattro posizionamenti fondamentali sono rifiuto netto, rifiuto moderato, consenso moderato, consenso netti, che corrispondono a neo-luddismo, conflittualità sul lavoro, cooperativismo di piattaforma, socialismo 4.0. Quest’ultimo prevede la collettivizzazione delle infrastrutture considerate essenziali. Il cuore del conflitto di ogni approccio critico è il riconoscimento che la retorica della autoimprenditorialità ha avuto ed ha come scopo la destrutturazione dei diritti del lavoro, conflitto che il cooperativismo risolve trasferendo il possesso dell’azienda alla forza lavoro.