Mondo reticolare e mondo della separazione

Lovink cita Achille Mbembe:

«i meccanismi computazionali, la modellazione algoritmica e l’estensione del capitale in ogni sfera della vita sono parte dello stesso processo. Che operino sui corpi ,sui nervi, sulla materia, sul sangue, sul tessuto cellulare, sul cervello o sull’energia, l’obiettivo è lo stesso. In primo luogo, la conversione di tutte le sostanze in quantità misurabili – il calcolo preventivo di possibilità, rischi e imprevisti in vista della loro finanziarizzazione; in secondo luogo, la conversione di obiettivi organici e vitali in mezzi tecnici. Tutto deve essere staccato da ogni tipo di sostrato, da ogni corporeità, da ogni materialità; tutto deve essere artificializzato, automatizzato e autonomizzato. Tutto deve essere sottoposto a quantificazione e astrazione. La digitalizzazione non è altro che l’acquisizione di forze e possibilità e la loro annessione al linguaggio di una macchina-cervello trasformata in un sistema autonomo e automatizzato». La digitalizzazione, afferma Mbembe, «sta guidando un’unificazione del pianeta senza precedenti. Il pianeta è sempre più concepito e vissuto come un campo di mediazione universale. Non più mondo fisico, bensì un mondo reticolare. Ma questo mondo ubiquo e istantaneo, popolato da dispositivi di connessione e protesi di ogni tipo, si confronta con un altro mondo, il vecchio mondo dei corpi e delle distanze, dei materiali e delle aree, degli spazi fratturati e dei confini: il mondo della separazione» (G. Lovink, “Le paludi della piattaforma. Riprendiamoci internet”, Nero editions)