Riflette ancora Esposito
Molti studiosi affermano che negli ultimi dieci o quindici anni sia avvenuta una specie di
scissione nell’ambito dei data scientist fra coloro che continuano a utilizzare tecniche tradizionali e quelli che si rivolgono più al machine learning e agli algoritmi e che, utilizzando i big data, lavorano effettivamente in modo diverso. (…) I machine learner tendono poi molto spesso a rivolgersi alla previsione più che alla spiegazione, mentre lo scopo della statistica era spiegare più che prevedere. Questa è una notevole cesura nel modo di lavorare con i dati,
che è legata al fatto che nello stesso periodo la previsione è diventata sempre più importante e le tecniche di predictive analytics, che si stanno diffondendo in molti campi della nostra vita, tentano – o pretendono – di individuare quello che accadrà nel futuro a partire dai dati e dai pattern ricavabili dalle informazioni disponibili nel presente. Questo comporta un rapporto col futuro profondamente diverso e anche – e qui parlo prettamente da sociologa – un notevole quantitativo di rischi, perché bisogna ricordarsi che le forme probabilistiche di previsione ormai interessano – e sono fondamentali – in molti ambiti della nostra società. (….) si parla diffusamente degli algoritmi come oracoli e di algoritmi che consentono di vedere il futuro, superando la barriera che lo divide dal presente. Formulazioni che ripropongono, quasi letteralmente, quelle che erano le promesse della divinazione. Se poi si esamina il funzionamento degli algoritmi questo parallelismo diventa ancora più concreto perché mentre le forme di previsione a cui siamo abituati fanno riferimento alla media della popolazione – dicono che quota della popolazione avrà un incidente in un determinato periodo o rischia di ammalarsi o comprerà un certo prodotto – gli algoritmi consentono di fornire delle previsioni individualizzate, ovvero potenzialmente individuare quale specifico soggetto comprerà un determinato prodotto, in che anno e in che circostanze. Questo è dovuto al modo in cui operano con i dati e i materiali statistici ed è un aspetto che riproduce le modalità della divinazione che, allo stesso modo, forniva previsioni che riguardavano uno specifico individuo o uno specifico evento (…) La divinazione non dava indicazioni sulle medie o su gruppi di popolazione. Inoltre, i meccanismi della divinazione erano oscuri, nessuno conosceva la volontà o il modo di operare della divinità o perché il destino sarebbe andato in una certa direzione, come sono oscure oggi le procedure degli algoritmi di machine learning che spesso sono incomprensibili, anche per i loro stessi programmatori.
(E. Esposito – intervista “Comunicazione artificiale: algoritmi e intelligenza sociale”, Pandora Rivista, 3/2022)