Ipertimesia digitale?

Riflette Esposito:

gli algoritmi o anche, più semplicemente, i vari strumenti che utilizziamo quotidianamente ricordano tutto. Pensiamo solo alle e-mail e alle chat, siamo noi che dobbiamo decidere di cancellare i messaggi e quindi quello che richiede attenzione, attività e impegno è la dimenticanza, cancellare i ricordi e non mantenerli, perché su Internet e nelle forme digitali tutto viene, in qualche modo, conservato. Ciò comporta vantaggi e anche notevoli svantaggi. Il diritto all’oblio è diventato oggi un tema di discussione pubblica ed è tutelato nell’ambito
dell’Unione Europea. L’attenzione a questo tema è lodevolissima ma la questione è molto complessa perché c’è una asimmetria fra il ricordo e la dimenticanza, come è stato osservato in modo molto arguto da Umberto Eco che si è occupato del fatto che da un paio di millenni abbiamo molte forme di ars memoriae ma non abbiamo una ars oblivionalis, una tecnica
che ci consenta di dimenticare in modo efficiente. Questo non perché non ci abbiamo pensato ma perché – e questa è l’arguzia di Eco – si può avere una tecnica per ricordare ma se si cerca di avere una tecnica per dimenticare la prima cosa che si rafforza è il ricordo, perché se si vuole dimenticare qualcosa occorre pensare a questo contenuto e in seguito impegnarsi per dimenticarlo. Quindi una ars oblivionalis è in qualche modo un paradosso, un ossimoro. Oggi, di fronte agli algoritmi, la sfida è cercare di realizzare forme di dimenticanza che siano praticabili ed efficienti e che non comportino svantaggi maggiori dei vantaggi prodotti. (E. Esposito – intervista “Comunicazione artificiale: algoritmi e intelligenza sociale”, Pandora Rivista, 3/2022)