Afferma Lev Manovich:
Il nostro periodo culturale è caratterizzato da una scala di produzione e circolazione senza precedenti, nonché da un’integrazione globale nella produzione, nella ricezione e nel riuso culturale. Le persone in tutto il mondo creano, condividono e interagiscono con miliardi di artefatti digitali ogni giorno. Abbiamo bisogno di nuovi metodi per vedere la cultura nella sua nuova scala, velocità e connettività, combinando approcci sia qualitativi sia quantitativi per rivelare la piena variabilità di questo nuovo ecosistema senza ridurlo a un mero insieme di categorie. (…) Mentre negli anni ’60 gli algoritmi erano adoperati prevalentemente dagli artisti come parte del loro processo creativo, oggi l’‘IA culturale’ su scala industriale è integrata in dispositivi e servizi usati da miliardi di utenti. Invece di configurarsi come uno strumento al servizio di una singola immaginazione artistica, l’IA si è trasformata in un meccanismo per influenzare l’immaginazione collettiva” (…) Da un lato, ciò trasforma il mondo in (…) un singolo mercato culturale, in cui certe immagini, idee, valori, narrative, prodotti e stili sono commercializzati per chiunque e resi accessibili ovunque, riducendo la diversità. D’altro canto, le stesse tendenze potrebbero accrescere la diversità, in quanto precisi DNA culturali locali diventano così disponibili globalmente.(L. Manovich, “L’ estetica dell’intelligenza artificiale. Modelli digitali e analitica culturale”)
L’IA è un nuovo “indicatore estetico”che, mediante automazione della creazione e delle scelte in questo campo, influenza e condiziona i comportamenti culturali.
Soft Cinema by Lev Manovich (DEAF03) from V2_ on Vimeo.