I capisaldi di questo approccio culturale sovietico, volto a contrastare valori, principi e propaganda occidentale, erano:
- concezione della cibernetica come pseudo-scienza;
- rifiuto di metafisica e idealismo nelle scienze della vita e della società e pertanto ogni parallelo/analogia tra cervello umano e computer, considerati macchine matematiche;
- centralità dell’automazione e dei calcoli complessi;
- valenza tecnico-funzionale dell’informatica nelle sue applicazioni economiche e militari;
- superamento del divario con gli USA e successivo superamento;
- traduzione filtrata della documentazione occidentale;
- lessico neutro, senza connessioni con biologia e società (per esempio, “deposito” e non “memoria”).
A ciò si aggiungevano da una parte la necessità di nascondere i risultati tecnologici e scientifici all’avversario e dall’altra l’intenzione di sfruttare il valore di visualizzazione di risultati con valenza politica, paradosso conseguente alla Guerra Fredda.
(fonte: Slava Gerovitch – “From Newspeak to Cyberspeak: A History of Soviet Cybernetics” – traduzione in proprio)