Afferma Rispoli:
L’ammiraglio e ingegnere della marina Axel I. Berg (1893-1979) fu una delle figure principali che contribuì all’istituzionalizzazione della cibernetica nell’Unione Sovietica. Ha incoraggiato un ampio uso di modelli cibernetici, promuovendo al massimo questo quadro teorico e scientifico (…) [In precedenza] la cibernetica è stata descritta dai detrattori sovietici come una scienza che riduceva la complessità della natura a dispositivi elettronici che erano semplicemente programmati per eseguire processi di calcolo matematico. (…) Il filosofo e matematico marxista ceco Ernst Kolman (…) fu uno dei primi scienziati a difendere pubblicamente la cibernetica nel 1954 da attacchi puramente ideologici. È interessante notare che, così facendo, Kolman ha sostenuto che la cibernetica non dovrebbe essere stigmatizzata come una disciplina indissolubilmente legata alle società capitaliste, in quanto aveva le potenzialità per essere sviluppata in piena coerenza con il materialismo dialettico e l’ideologia marxista [anche in considerazione dell’ampiezza delle sue potenziali applicazioni, dalla cosmonautica all’economia]. (…) Nel 1959, il Consiglio Scientifico sulla Cibernetica fu pienamente riconosciuto a livello statale, e all’accademico Berg, che era incaricato della sua direzione, si unì un nutrito gruppo di accademici. (…) Berg (…) [ha] fatto della cibernetica la missione della prppria vita. Cercando di coordinare i risultati
scientifici di oltre 30 campi disciplinari in cui i ricercatori hanno sperimentato possibili convergenze dei loro studi, Berg ha forgiato un efficace approccio transdisciplinare [riflettendo sui potenziali] progressi scientifici [dell’]applicazione della cibernetica in diversi campi scientifici, come quelli fisici, biologici, medici, fisiologici, neurologici, psicologici, educativi, documentaristici, semiotici, nelle scienze linguistiche e legislative (…) secondo Berg, la cibernetica poteva permeare tutti i campi del sapere, tagliando le demarcazioni tradizionali tra le scienze e le discipline umanistiche. (…) La fusione della cibernetica con le discipline umanistiche rappresentava [anzi] una caratteristica distintiva delle traiettorie sovietiche rispetto a quelle percorse dalle loro controparti statunitensi. (…) Una volta riconosciuto che molti processi cruciali per lo sviluppo dell’URSS erano incontrollabili a causa della loro complessità, la cibernetica divenne la speranza sovietica per un nuovo tipo di razionalità, nella misura in cui questa disciplina forniva leggi e principi generali per controllare un’ampia varietà di sistemi di diverse nature e scale. I processi economici erano i migliori candidati per raccogliere i benefici attesi da un’adeguata applicazione dei principi di controllo cibernetico. In altre parole, attraverso la cibernetica, i ricercatori credevano di poter neutralizzare l’entropia prodotta a causa di un massiccio scambio di informazioni, proteggendo così i sistemi dall’instabilità e dal disordine. Il vantaggio significativo che la cibernetica avrebbe dovuto fornire era la conservazione del controllo centralizzato agendo sulla selettività delle informazioni, che a sua volta consentiva il controllo delle operazioni locali [In generale la] cibernetica prometteva la sistematizzazione della conoscenza scientifica e la gestione delle connessioni interne tra diverse discipline. Non appena la scienza è stata “cibernetizzata”, è stata finalmente percepita come un sistema integrato di conoscenza. (…) Ben presto, [però] il piano di controllo dell’economia nazionale per mezzo delle nuove tecnologie cibernetiche iniziò a mostrare i suoi limiti e il sogno utopico rimase indietro rispetto all’amministrazione irrazionale dei suoi sostenitori politici e scientifici. Altrettanto importante, il clima della guerra fredda non ha facilitato la collaborazione internazionale tra scienziati su entrambi i lati della cortina di ferro. Le tensioni politiche tra i due blocchi nella maggior parte dei casi hanno impedito ulteriori sviluppi nel campo della cibernetica, [che assunse prospettive quasi autarchiche]. (…) Con il passare degli anni, l’interesse per la cibernetica è lentamente diminuito. Durante gli anni ’80, un anno dopo la morte di Berg, emerse un sospetto sull’uso di informazioni informatiche da parte delle autorità sovietiche, accusate di essere motivate da fini ideologici e politici di parte (…). L’arretratezza tecnologica sovietica emerse di nuovo come un problema, questa volta riguardante l’implementazione dei computer in più settori della società, compreso il settore dell’istruzione. Le nuove invenzioni non sono riuscite a eguagliare alcun uso pratico e la cibernetica ha dato origine a diversi discorsi e opinioni politiche, dissolvendo infine i suoi fini. (Giulia Rispoli, “The Path of Cybernetics in the Soviet Union: from Rejection to Celebration in the Service of Communism“, Paradigmi 2015/3, FrancoAngeli – traduzione in proprio)