Socialismo ampliato

Fraser riflette:

una volta abbandonata la visione che riduce il capitalismo a un’economia, non possiamo più intendere il socialismo come un sistema economico alternativo. Se il capitale è intrinsecamente predisposto per cannibalizzare i supporti «non-economici» della produzione di merci, un sistema a esso alternativo deve fare di più che socializzare la proprietà dei mezzi di produzione. Al di là di questo obiettivo, che condivido pienamente, deve anche trasformare il modo in cui la produzione si relaziona con le sue condizioni di fondo, in particolare la riproduzione sociale, il potere pubblico, la natura non umana e le forme di ricchezza che si trovano al di fuori dei circuiti ufficiali del capitale ma alla sua portata. In altre parole, come spiegherò, un socialismo adatto al nostro tempo deve superare non solo lo sfruttamento del lavoro salariato da parte del capitale, ma anche il suo free riding nei confronti del lavoro di cura non retribuito, dei poteri pubblici e della ricchezza espropriata a soggetti razzializzati e alla natura non umana. (…) [Deve cioè essere concepito come] un ordine sociale istituzionalizzato che, comprendendo i diversi elementi emersi nella nostra analisi del capitalismo, possa proporsi come una sua alternativa credibile. (…) Un’alternativa socialista deve porre rimedio anche a queste altre forme di ingiustizia. Lungi dal limitarsi a trasformare l’organizzazione della produzione economica, deve anche trasformare la relazione di quest’ultima con la riproduzione sociale, con l’ordine di genere e con quello sessuale. Allo stesso modo, deve porre fine al free riding del capitale nei confronti della natura, all’espropriazione delle ricchezze di popolazioni soggiogate e alla connessa oppressione razziale/imperialista. In sintesi, se il socialismo vuole rimediare alle ingiustizie del capitalismo, deve cambiare non «solo» l’economia, ma l’intero ordine istituzionalizzato che costituisce la società capitalista. (…) Se il socialismo vuole porre rimedio a tutti gli errori del capitalismo, ha davanti a sé un lavoro imponente. Deve inventare un nuovo ordine sociale che superi non «solo» il dominio di classe, ma anche le asimmetrie sessuali e di genere, l’oppressione razziale, etnica e imperialista e il dominio politico a trecentosessanta gradi. Allo stesso modo, deve de-istituzionalizzare le molteplici tendenze alla crisi: non «solo» quella economica e finanziaria, ma anche quella ecologica, quella socio-riproduttiva e quella politica. Infine, un socialismo per il XXI secolo deve ampliare sensibilmente la portata della democrazia, non «solo» democratizzando il processo decisionale all’interno di un’area «politica» predefinita. A un livello ancora più fondamentale, deve democratizzare la stessa definizione e demarcazione, la stessa cornice, di ciò che costituisce «il politico». (…) il socialismo deve mettere in primo piano le questioni che il capitale relega sullo sfondo. (N. Fraser, “Capitalismo cannibale. Come il sistema sta divorando la democrazia, il nostro senso di comunità e il pianeta)