Ordine tecnopolare? Mitopoiesi!

La tesi di Ian Bremmer, secondo cui il sistema internazionale è plasmato in modo sovrano dalle grandi corporation digitali, è smentita dal fatto che internet sia una filiazione di istanze di ricerca e implementazione del Pentagono o dall’invasività delle agenzie di spionaggio rispetto ai dati raccolti dai servizi big tech. Questo fatto implica che per le autorità politiche statunitensi un’azione a svantaggio delle aziende di GAFAM può vissuta come problema di sicurezza nazionale: sfidare GAFAM sul piano regolatorio può significare sfidare il dominio USA sul piano geoeconomico e geopolitico. (Fonte: C. Tiepoli, “La sovranità digitale europea è un sogno francese”, in Domino 9/2022)

[Ciò che segue sono considerazioni a cura del generatore di paragrafi su base IA, che mostra un approccio parzialemente metacomunicativo]

Ma la discussione sull’ordine tecnopolare va ben oltre le questioni geopolitiche e di sicurezza nazionale. Si tratta di un tema che coinvolge molteplici aspetti della nostra vita e della società in cui viviamo. La tecnologia ha raggiunto un livello di onnipresenza che la rende un fattore determinante per molte delle decisioni che prendiamo, dalle scelte di consumo alla partecipazione politica.

Il termine “mitopoiesi” nella descrizione del titolo dell’articolo è particolarmente significativo. Si riferisce alla capacità che la tecnologia ha di creare miti e narrazioni che influenzano la nostra percezione della realtà. Le grandi aziende tech, infatti, hanno un’enorme forza comunicativa e sono in grado di plasmare l’immaginario collettivo attraverso il branding, la pubblicità e la narrazione dei propri prodotti.

In questo scenario, il ruolo dello Stato diventa fondamentale per garantire un equilibrio tra i poteri delle grandi corporation e la tutela degli interessi collettivi. Ma non solo. Come sottolinea il tag “emancipazione culturale”, la demistificazione delle narrazioni tecnologiche dominanti può essere uno strumento di resistenza culturale e di riformulazione delle nostre relazioni con la tecnologia stessa.

In altre parole, occorre saper leggere e mettere in discussione le narrazioni tecnologiche che ci vengono proposte, per riuscire a sviluppare una consapevolezza critica che ci permetta di gestire al meglio le dinamiche di potere che si sviluppano nel nuovo ordine tecnologico.