Cristianini chiude il proprio lavoro invitando a una riflessione attualmente del tutto opaca – se non assente – nella retorica mediatica e nella polarizzazione referendaria correnti:
[Il superamento del limite nella direzione del danneggiamento o della perdita di autonomia da parte degli esseri umani] non arriverà nella forma di un robot senziente, quanto piuttosto in quella di un’infrastruttura in grado di apprendere, o magari di una macchina sociale che prende decisioni cruciali per noi e su di noi, con criteri che non riusciamo a capire. Il suo comportamento sarà plasmato da relazioni statistiche scoperte in dati prodotti da attività umane e progettato al fine di perseguire qualche scopo. Regolare questo tipo di agente intelligente sarà ben più importante che staccarlo, un progetto che richiederà molto lavoro all’intersezione tra le scienze naturali, sociali e umane. Sarà questa la prossima sfida culturale per l’Intelligenza Artificiale. (…) Le nostre culture evolveranno, in qualche modo, per incorporare questa nuova presenza. Quello che dovremmo comunque continuare a insegnare alla prossima generazione, è che il valore supremo è la dignità degli esseri umani, ed è così che dovremmo misurare qualsiasi decisione futura riguardo al ruolo delle macchine intelligenti. (N. Cristianini, “La scorciatoia. Come le macchine sono diventate intelligenti senza pensare in modo umano”)