
Delfanti sintetizza:
I dipendenti Amazon lottano a livello individuale per adattare la propria vita al ritmo del magazzino, ma anche a livello collettivo per esercitare più potere sull’organizzazione del lavoro: il potere di influenzare la durata della giornata lavorativa, di esercitare un controllo sulla pianificazione dei turni, di coltivare carriere che possano realmente dirsi tali. Così facendo sfidano un sistema fondato sulla «passione per il cliente» e su una forza lavoro “usa e getta”. In MXP5 i dipendenti sono riusciti a limitare l’utilizzo dello straordinario obbligatorio e stanno lottando per limitare il ricorso dell’azienda alle agenzie per il lavoro. In certi Paesi sono state le storiche infrastrutture democratiche ad arginare il turnover. Gli amazoniani tedeschi, per esempio, hanno coinvolto i consigli di fabbrica per porre fine ai licenziamenti e mettere un freno alla pratica delle offerte di denaro per indurre i dipendenti con problemi di salute ad andarsene. In LEJ1, un magazzino di Lipsia, uno dei primissimi fulfillment center nati nell’Europa continentale, molti dipendenti hanno mantenuto il posto per più di dieci anni e il tasso di abbandono da parte degli assunti a tempo indeterminato è più basso della media. Contenere il fenomeno della precarietà ha effetti positivi sulla vita dei lavoratori e delle lavoratrici, ma ha anche un risvolto politico positivo: limitare la capacità dell’azienda di fare affidamento su alti tassi di ricambio del personale significa offrire ai dipendenti un’occupazione più stabile, che di riflesso consente loro di accumulare il potere necessario per lavorare ai fianchi Amazon ancora di più. Per il suo contrattacco, Amazon si avvale anche della tecnologia. Fin dagli albori della rivoluzione industriale, il capitale non ha mai smesso di introdurre nuove e sempre più efficienti tecnologie e strategie organizzative per mantenere il controllo sulla forza lavoro. Amazon investe massicciamente nella messa a punto di nuove tecniche che la rendano sempre meno dipendente dalla manodopera e consentano di sincronizzare sempre di più il lavoro e la vita di quest’ultima con i ritmi di consumo. Il magazzino del futuro che Amazon ha in mente e progetta è quello in cui il rapporto tra manodopera e tecnologia fila liscio come l’olio, in cui alcuni dipendenti possono essere rimpiazzati dalle macchine, e in cui l’opposizione politica viene messa a tacere con la minaccia di un ulteriore aumento dell’automazione. (A. Delfanti, “Il magazzino. Lavoro e macchine ad Amazon”)