Pierazzuoli è illuminante:
(…) le intelligenze macchiniche [delle macchine eterodirette dal capitale – NdR] sono più di una. Ma (…) interessa al capitale (…) quella che in qualche modo si presenti come forma simile a quella umana nel senso che la possa supplire se non soppiantare. L’intelligenza nell’ambito del mercato è quella cosa che offre un servizio, la capacità di svolgere un compito o quella di automatizzare una mansione non soltanto meramente meccanica, quella che sostituiva cioè la forza lavoro muscolare umana, ma anche quella che suppliva a dei compiti più complessi nei quali si dovevano prendere delle decisioni. Il software dava questo guizzo cognitivo alla macchina – all’hardware. Un hardware munito di sensori di feedback che lo informavano sugli effetti del suo agire in maniera tale da poterlo adattare allo svolgimento del compito a lui attribuito. Ma la AI fa delle cose ancora più sofisticate. Faccio un esempio: la capacità di riconoscimento facciale nei sistemi di messa a fuoco delle macchine fotografiche moderne. È una facoltà molto diversa da quella del riconoscimento facciale come facoltà delle telecamere di controllo e sorveglianza. Si tratta semplicemente di tenere a fuoco il viso di un individuo che è all’interno di una inquadratura, privilegiando questo dato rispetto ad altri elementi come lo sfondo. Questo tipo di intelligenza è quella sottesa alla possibilità di considerare alcuni oggetti come smart. Lo smartphone, lo smartwatch o la smart TV, qualcosa a metà tra intelligenza e la capacità di andare in rete. Ma a sollevare il polverone mediatico non è stata questo tipo di intelligenza, più che altro è stato il lancio di ChatGPT che l’ha fatta comparare a una forma di intelligenza più complessa,simile a quella umana, del tipo che in questo ambito si suole chiamare AGI. Qui si apre un ampio spettro di possibilità, ma anche tutta una serie di interrogativi molti dei quali sia neurologici sia filosofici. Si tirano in ballo concetti come senzienza, coscienza, conoscenza. Se il test di Turing fosse bastante a dichiarare che una macchina ha facoltà intellettive simili a quelle umane, almeno in campo linguistico, le cosiddette chatbot ci si stavano avvicinando da qualche tempo, ma non a un livello così sofisticato. Le chatbot precedenti si limitavano a poter interloquire con un umano soltanto su un argomento particolare e in un ambito specifico. Esse tentavano di sostituire l’operatore umano dei call center riuscendovi nemmeno molto bene, proprio perché spesso la richiesta dei clienti/utenti verteva su dei casi particolari non adombrati dalle procedure automatizzate in atto. Vertevano cioè su delle eccezioni che il sistema non poteva conoscere proprio perché non contemplate, e quindi non a conoscenza delle chatbot stesse. ChatGPT è un’altra cosa. Ha infinite specializzazioni: può dialogare sia con l’uomo della strada, sia con lo scienziato o con il teologo. Ha, sembrerebbe, competenze totali. Per questo al primo impatto sbalordisce. La sua non appare poi come semplice competenza teorica, ha anche una competenza fattuale enorme, limitata comunque soltanto (momentaneamente?) al linguaggio. Sa scrivere testi scientifici, codice di programma, poesie, articoli, riassunti. Ha anche delle sorelle che sanno disegnare, dipingere e fotografare. Fare brevi video, comporre ed eseguire musica, correggere compiti. La sua particolarità è che queste competenze possono essere vendute. Non soltanto con chi ci vuole giocare ma anche per coloro che ci vogliono lavorare, meglio, per coloro che possono farle fare dei lavori. Un blogger basta che abbia qualche idea di base, una notizia semplice da affidare a ChatGPT la quale scriverà
i post al posto suo. I giornali e il giornalismo non di inchiesta, li potrà scrivere lei. La revisione dei codici e la scrittura di routine ma anche di interi programmi software, li potrà fare lei. Il servizio clienti di un qualsiasi produttore potrà essere sostituito in toto da lei. Da questo, come abbiamo detto, il pericolo del proliferare delle fakenews. Del valore testimoniale dei testi e delle immagini. L’amplificarsi del fenomeno del complottismo. (…) L’effetto sarà la sostituzione di molti addetti umani con gli algoritmi che innervano ChatGPT. Sarà l’aumento della precarizzazione del lavoro, lo svilimento delle mansioni, il proliferare della gig-economy.