Pellai e Tamborini avvisano:
Non è un caso se, per massimizzare i guadagni, in molti videogiochi vengono adottate strategie del gioco d’azzardo, che spingono numerosi giocatori, soprattutto adolescenti, a sviluppare dipendenza. Tra le pratiche a cui prestare attenzione troviamo:
- microtransazioni: all’interno della piattaforma di gioco si possono fare dei piccoli acquisti. A far perdere il senso del denaro e dei soldi spesi sono proprie le cifre basse e l’utilizzo di una valuta fittizia, da comprare però con soldi veri;
- loot boxes: in molti giochi alcuni oggetti particolarmente desiderati non si possono acquistare direttamente, ma è necessario comprare dei loot boxes, cioè dei “pacchetti a sorpresa”, che possono assumere la forma di una cassa, di un forziere o altro ancora a seconda del gioco, all’interno dei quali si trovano premi casuali con i quali è possibile migliorare l’esperienza di gioco (punti extra, forza, nuove armi o strumenti). La probabilità di trovare proprio ciò che si vuole è spesso molto sfavorevole al giocatore. Generalmente, la loro apertura è accompagnata da rituali precisi. Per esempio, un contenuto poco soddisfacente viene comunque festeggiato con esperienze sensoriali fatte di luci e suoni molto appaganti, oppure con effetti di near miss, pratica mutuata dalle slot machine con cui si dà al giocatore l’impressione di essere andato molto vicino a un grosso successo, per spingerlo a giocare di nuovo il prima possibile;
- FOMO (Fear of Missing Out): questa sigla inglese indica la paura di perdersi qualcosa di importante. Quasi tutti i giochi aggiornano i propri contenuti su base settimanale, se non giornaliera, e non collegarsi regolarmente, perdendo ore di gioco, può portare alla sensazione di “rimanere indietro” rispetto al resto dei giocatori.
Insomma, chi progetta videogiochi conosce molto bene la mente di bambini e ragazzi e modella su di essa le caratteristiche del prodotto in modo che questo calzi loro a pennello, proprio come una scarpa del numero giusto. E allora cerchiamo di capire come funziona la mente dei nostri figli preadolescenti. (A. Pellai – B. Tamborini, “Vietato ai minori di 14 anni. Sai davvero quando è il momento giusto per dare lo smartphone ai tuoi figli?”)