Il capitalismo industriale dipendeva dallo sfruttamento e dal controllo della natura, e ora ci rendiamo conto delle sue conseguenze catastrofiche. Ritengo invece che il capitalismo della sorveglianza dipenda dallo sfruttamento e dal controllo della natura umana.
Il mercato ci riduce al nostro comportamento, ci trasforma in un’altra merce fittizia impacchettata perché altri possano consumarla nei princìpi sociali della società strumentalizzata, che i giovani stanno già vivendo, possiamo vedere con chiarezza ancor maggiore come questo nuovo capitalismo voglia reinventare la nostra natura per i propri scopi.
Saremo monitorati e telestimolati come i branchi e gli stormi di MacKay, come i castori e le api di Pentland e come le macchine di Nadella.
Dobbiamo vivere nell’alveare: la vita è una sfida spesso dolorosa, come può testimoniare ogni adolescente, ma l’alveare che ci aspetta non è naturale. “L’hanno fatto gli uomini.” L’ha fatto il capitalismo della sorveglianza. I giovani dei quali abbiamo parlato in questo capitolo sono gli Spiriti del natale futuro.
Vivono al confine di una nuova forma di potere che dichiara la fine del futuro umano, con la sua obsoleta fedeltà agli individui, alla democrazia e all’indipendenza necessaria per avere una morale. Se ci svegliamo con la stessa determinazione di Scrooge dal nostro sonno mentale, dalla nostra distrazione e dalla nostra rassegnazione, forse siamo ancora in tempo per cambiare il corso del futuro.
(Zuboff, Il capitalismo della sorveglianza, capitolo 16)