Pratica di autotutela che – in modo più o meno consapevole – caratterizza i quadri direttivi di numerosi enti pubblici, per esempio istituti scolastici e università: essa consiste in una sorta di “tecnocrazia eterodiretta“, che costruisce potere all’interno delle strutture interessate, ma è subordinata al default power dei fornitori esterni.
Essa consiste nella acquisizione (in modalità Free, Premium e Freemium) di servizi di comunicazione erogati dalle multinazionali del capitalismo di piattaforma secondo modalità già standardizzate.
Questo modo di agire consente di ridurre le proprie responsabilità istituzionali e di invisibilizzare (almeno parzialmente e per larga parte degli stakeholders) la scarsa consistenza delle capacità di presidio dell’innovazione – progettazione, negoziazione, implementazione, manutenzione e adattamento di infrastrutture e funzionalità – in possesso degli enti medesimi, anche quando questo significhi rinunciare alla possibilità di servirsi di strumentazioni pubbliche.