La giurisprudenza meccanica e i suoi limiti

Il concetto è usato da Esposito:

(…) la “giurisprudenza meccanica” è già una realtà: i sistemi computazionali del ragionamento giuridico sono in grado di esplorare banche dati legali, scoprire modelli, identificare le regole rilevanti, applicarle, generare argomentazioni e persino spiegare la loro catena di ragionamento per gli utenti. Tuttavia, i problemi che sorgono e animare il dibattito non riguardano il fatto che l’autore del ragionamento sia una macchina. (…) È la comunicazione che deve funzionare, e non è semplice. Come riprodurre l’ambiguità fondamentale dell’argomentazione giuridica nella comunicazione con gli algoritmi? Per tenere conto dell’inevitabile varietà di casi e contesti, gli argomenti giuridici sono “tipicamente vaghi e ambigui” e la comunicazione giuridica deve essere “suscettibile di più di un’interpretazione ragionevole”. ll compito degli avvocati (…) è rendere ambigue le interpretazioni di fatti e leggi. Per gli algoritmi, tuttavia, l’ambiguità è notoriamente una sfida. Le macchine non solo lottano per comprendere l’ambiguità della comunicazione umana, ma lottano più duramente per generare una comunicazione ambigua, vale a dire, per utilizzare in modo competente l’ambiguità richiesta dalle argomentazioni legali. Il dibattito sulla differenza tra spiegazione e interpretazione in diritto riflette questa difficoltà. Ciò che le macchine fanno per rendere trasparente la loro decisione, come richiesto dall’IA spiegabile, è illustrare in dettaglio i passaggi procedurali attraverso i quali sono state prodotte le loro decisioni (…) ben al di là di ciò che viene prodotto nella comunicazione tra esseri umani. (…) Per spiegare le proprie decisioni, avvocati e giudici devono fornire un resoconto convincente, il che non implica necessariamente che ricostruiscano tutti i passaggi del loro ragionamento e che i destinatari li interpretino come preferiscono. Quando si affrontano algoritmi, invece, l’interpretazione coincide spesso con la spiegazione, senza lo spazio necessario per la vaghezza e senza usare l’ambiguità. Paradossalmente, si potrebbe dire che il problema dell’interpretazione nell’argomentazione giuridica – anche e proprio quando si tratta di algoritmi i cui processi sono nascosti all’intelligenza umana – non è che la macchina non spieghi abbastanza, ma che spieghi troppo, e in modo troppo preciso. Il problema non è come funziona la macchina, ma come comunica. (…) L’analisi dei problemi più urgenti legati all’uso degli algoritmi nella nostra società non è solo una questione tecnica, ma prima di tutto una questione comunicativa, una questione di comunicazione artificiale. (Elena Esposito, “Artificial Communication. How Algorithms Produce Social Intelligence”, MIT Press – rilasciato in Creative Commons, CC-BY-NC-ND)