La tabella paragona le infrastrutture digitali del dominio, largamente diffuse, e quelle dell’emancipazione, ancora del tutto minoritarie.
Il confronto riecheggia il concetto di “Organized networks” di Ned Rossiter, ripreso da Geert Lovink in “L’abisso digitale“. A differenza dei social media del capitalismo di piattaforma, centrati sull’utente e su legami deboli costruiti o regolati dagli algoritmi, una rete organizzata è centrata sulle attività di un numero ristretto di partecipanti, che perseguono consapevolmente obiettivi concreti e praticano un impegno concreto e continuativo, lontano dallo logica degli eventi a intermittenza.
Molti di questi concetti innervano il progetto Decode.
Suggerendo di scaricare il “Kit de la lucha in Internet“, segnaliamo, infine, le riflessioni di Santoro:
La critica del Web per come lo conosciamo (e non la sua esaltazione feticistica), la connessione tra conflitti reali e campagne online (e non l’illusione di poter costruire un mondo a parte che federa individui atomizzati) e la distribuzione orizzontale della comunicazione (e non la diramazione delle informazioni da un centro) sono i tre strumenti che hanno trasformato il 15M spagnolo in un movimento reale. Non sono risposte definitive al net-liberismo ma sono sperimentazioni concrete che hanno funzionato.
[…] dei meccanismi pseudodemocratici dell’uso della rete in […]
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[…] della tecno-utopia a proposito delle potenzialità democratiche e cooperative dei dispositivi digitali e della Rete, incapace di vedere gli aspetti predatori delle piattaforme […]
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[…] estrattivo, predittivo e cogente degli algoritmi e del sentiment computing (ne cito solo due, Lovink e Zuboff, ma sono ormai e davvero molti di più gli intellettuali che – soprattutto fuori […]
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