Il concetto di free speech è interpretato dalle aziende della Silicon Valley secondo una prospettiva libertariana, ovvero come elemento della sovranità del consumatore di servizi di comunicazione. Questa prospettiva concepisce la regolamentazione della rete solo in termini di garanzie di mercato:
“sicurezza, proprietà intellettuale (copyright), rispetto dei contratti fra utenti, provider e industria digitale…”. (Barberis).
La regolamentazione di internet deve invece applicare, secondo lo stesso studioso, una definizione diversa, ovvero la libertà di espressione concepita come precondizione della democrazia, della possibilità di garantire il controllo dell’azione dei governi. La conclusione di Barberis è radicale: inibire per legge l’uso dei “social” – efficacissimi strumenti di manipolazione – a chi esercita ruoli di governo.