Chiarisce da Empoli:
Oggi (…) la politica dei fisici consente di rivolgere al singolo elettore un messaggio personalizzato sulla base delle sue caratteristiche individuali. Il che permette una comunicazione molto più efficace e razionale rispetto al passato, ma solleva anche un certo numero di problemi. Se, ad esempio, l’incrocio dei dati ci dice che una persona è particolarmente sensibile al tema della sicurezza, le si possono inviare messaggi tagliati su misura (ad esempio, attraverso Facebook), mettendo in luce il rigore degli uni o il lassismo degli altri, senza che il pubblico generalista e i media ne sappiano nulla. Diventa possibile sollevare gli argomenti più controversi, rivolgendoli solo a coloro che sono sensibili al messaggio, senza la controindicazione di alienare il consenso di altri elettori che la pensano in modo diverso.
Dato che la maggior parte di quest’attività si svolge sui social network, e implica, almeno in apparenza, una comunicazione tra pari anziché un messaggio ufficiale calato dall’alto, questo tipo di propaganda virale sfugge a qualsiasi forma di controllo e di fact-checking e, nel caso diventi di dominio pubblico, la sua paternità può essere facilmente disconosciuta dal soggetto politico che ne è all’origine. Il risultato è quella che alcuni hanno iniziato a definire una «dog-whistle politics», una politica del fischietto per cani: si richiamano solo alcuni, mentre gli altri non sentono nulla.
Su questo versante, la campagna Trump del 2016 ha compiuto un ulteriore passo avanti. Attraverso un massiccio investimento su Facebook, e grazie a una squadra di tecnici gentilmente messa a disposizione dalla società di Mark Zuckerberg, gli spin doctors digitali di Donald hanno testato 5,9 milioni di messaggi diversi, contro i 66 mila di Hillary, mettendo in pratica, in forma spasmodica, il processo di ottimizzazione continua descritto da Ereditato.
La campagna Trump, però, non si è limitata a usare i Big Data per elaborare i messaggi più efficaci destinati ai propri sostenitori. Ha anche messo in campo uno sforzo massiccio per scoraggiare gli elettori democratici dal recarsi alle urne, concentrandosi in particolare su tre target: i liberal, idealisti, bianchi che avevano sostenuto la campagna del rivale democratico di Hillary alle primarie, Bernie Sanders; le giovani donne tra i 18 e i 35 anni; gli afroamericani residenti nei quartieri difficili delle grandi città.
I primi sono stati bombardati di comunicazioni che sottolineavano i legami di Hillary con la comunità finanziaria, gli oscuri affari della fondazione del marito e tutte le informazioni, vere o false, che potevano accreditare l’immagine di una candidata avida e corrotta, irrimediabilmente compromessa con i poteri forti. Alle giovani donne, invece, la campagna Trump ha fatto di tutto per ricordare gli scandali sessuali che hanno costellato la carriera politica di Bill (…) presentando Hillary come una complice del marito assatanato, per propria debolezza o peggio ancora per ambizione sfrenata. Gli afroamericani dei ghetti urbani, infine, sono stati inondati di messaggi che rievocavano il welfare to work di Bill Clinton, con la fine dei sussidi senza condizioni, e le iniziative contro il crimine, presentando le quali Hillary aveva descritto una certa categoria di maschi di colore come «super-predatori» che andavano «messi in ginocchio».
La parte legittima di questi sforzi, quella che utilizzava video e informazioni reali, è stata condotta direttamente dal quartier generale della campagna digitale di Trump, a San Antonio, Texas. C’è poi una parte oscura, fondata su manipolazioni e fake news, che ha giocato un ruolo essenziale ed è stata portata avanti in forma non coordinata da terzi, blogger e siti di informazione della destra alternativa, in America e, a quanto pare, anche in luoghi più imprevisti come la Macedonia e San Pietroburgo. (…)
Il risultato di questi sforzi è che il giorno delle elezioni molti elettori democratici sono rimasti a casa, regalando la Casa Bianca ai sostenitori di Trump, che pure rappresentavano una netta minoranza dell’elettorato complessivo.