Si tratta di un concetto centrale nelle riflessioni di Erik Sadin intorno al tecnolibertarismo e alla suggestione di massa personalizzata. Essa capitalizza tutte le manifestazioni esistenziali in un modello economico agganciato ai gesti e ai flussi vitali, che attraverso dispositivi, sensori e altri oggetti connessi a internet e incorporati in ambienti fisici domestici, urbani, lavorativi, vengono trasformate in informazioni,
“poi elaborate allo scopo di costruire una conoscenza approfondita dei comportamenti e di innumerevoli fenomeni del reale, tutti destinati a essere sfruttati in diversi modi di ordine prevalentemente commerciale”.
L’intelligenza artificiale consente di costruire
“sistemi reagenti che offrano a miliardi di individui prodotti e servizi costantemente adattati su di loro”.
In questo modo, l’industria della vita:
- adegua in modo robotizzato l’offerta alla domanda;
- automatizza in modo personalizzato la gestiobe dei bisogni;
- orienta la vita delle persone.
[…] E perché nessuno ha di fatto mai preso in carico davvero questo aspetto. Al sovranismo delle conoscenze accademiche classiche, una sinistra snob e colta – in genere liceale – ha anzi unito il rifiuto aprioristico della riflessione sulle tematiche giuridiche, psico-sociali, economiche, politiche, filosofiche etiche, civili e soprattutto ibride implicate nella progressiva estensione dell’industria della vita. […]
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