Afferma P. Sordi:
“lo storytelling mira ad anticipare la realtà, è narrazione predittiva. Siamo in presenza in altre parole di un nuovo ordine narrativo in cui tutte le tradizionali figure della enunciazione – scrittori, giornalisti, conduttori televisivi, atleti, pop star, manager, intellettuali – sono messi in crisi di credibilità da un ecosistema mediologico dominato, aggregato e ricombinato dagli algoritmi delle aziende multinazionali che controllano le piattaforme di distribuzione e le logiche di composizione dei contenuti che gli utenti iscritti ai social media pubblicano giorno dopo giorno”.
È una forma di “potere di senso”, che dà ordine e congruenza a reale e verosimile.
Con Facebook, in particolare
“Siamo in presenza di una macchina narrativa e retorica in cui i dati di input (materiali bruti di ragionamento, frammenti di fatti, foto, video, collegamenti, stati d’animo, un “soggetto”) danno vita in output a un discorso compiuto, un’opera algoritmica pronta a una persuasione senza sosta. Il filtro pervasivo imposto dal social network si basa proprio su questa produzione di senso consensuale tra la piattaforma e i suoi iscritti: prima l’applicazione capisce chi sono le persone che vi agiscono e vi si raccontano e che cosa piace loro, poi essa fornisce contenuti, servizi e soprattutto inserzioni pubblicitarie personalizzate, e infine modulano in continuazione questa personalizzazione in modo da non perdere mai il passo con le preferenze espresse dall’utente in modo esplicito o implicito. (…) la materia si trasforma in discorso persuasivo: un soggetto viene assegnato all’oratore-algoritmo; per trovare degli argomenti, l’oratore-algoritmo accompagna il suo soggetto lungo una griglia di forme vuote che sono i moduli di inserimento dei contenuti: dal contatto tra il soggetto e ogni riquadro della raccolta dei luoghi sorge una premessa d’entimema, un’idea possibile. (…)Facebook non solo uniforma contesto, codici linguistici e confini di negoziazione, fornendo un quadro di valutazione e di senso degli eventi uguale per tutti, ma edifica un “sistema centrale di princìpi e parametri” in relazione ai quali gli utenti (i lettori, gli spettatori e gli ascoltatori delle storie) attribuiscono significato a quello che leggono, vedono, ascoltano. (…) La mente in azione del social network percepisce, categorizza, si rappresenta internamente e giudica ogni oggetto all’interno del mondo digitale da essa stessa creato raccogliendo a sé tutti i partecipanti di quel mondo finzionale.”
[…] sono il complemento hardware della narrazione algoritmica: i mezzi attraverso i quali passa la comunicazione non sono più protesi del nostro corpo, ma sono […]
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