Espressione coniata da Hamid Ekbia e Bonnie Nardi, una sorta di opposto di “automazione” che fa riferimento al microlavoro sottopagato che – a chiamata – svolge attività di simulazione dell’IA.
Tubaro chiarisce che
Nel micro-lavoro, l’eteromazione si verifica quando le infrastrutture tecniche delle piattaforme gestiscono i problemi di gestione dei lavoratori come se fossero computazionali problemi, nascondendo così la natura occupazionale della relazione e, in ultima analisi, dissimulando la presenza umana [e ha come effetto] il misconoscimento delle abilità, delle competenze e dell’apprendimento dei microlavoratori. In generale, la retribuzione può essere vista come il quadro entro il quale si negozia il rapporto di lavoro e si allocano le risorse, bilanciando le pretese dei lavoratori e dei datori di lavoro. In generale, le rivendicazioni più elementari ruotano attorno all’abilità (…), e nell’odierna «società della performance» (…), dove il valore è sempre più estratto da risorse e competenze immateriali, i lavoratori non
qualificati sono sostituibili e quindi altamente vulnerabili. Nel micro-lavoro, la stretta scomposizione dei compiti, il controllo algoritmico e le transazioni a condizioni di mercato offuscano la competenza dei lavoratori e minano discorsivamente il loro merito, allontanando loro il potere e annullando il ruolo equilibratore dell’istituto salariale. (Paola Tubaro “Learners in the loop: hidden human skills in machine intelligence“, SOCIOLOGIA DEL LAVORO 163-2022 – traduzione in proprio)