Come ci avverte Florio:
I risultati delle ricerche [delle IR e in genere di quelle finanziate con fondi pubblici,] quali dati e pubblicazioni, saranno gestiti e distribuiti secondo modalità che assicurino la loro scoperta, l’accesso, l’interoperabilità e il riuso da parte di altri ricercatori o operatori economici secondo i principi riassunti nell’acronimo FAIR: Findable, Accessible, Interoperable and Reusable.
Questo approccio, di per sé animato proprio dall’idea che la conoscenza debba essere considerata un bene pubblico, crea un paradosso.
Da un lato l’esistenza di un vasto patrimonio di open science frutto della ricerca di migliaia di università ed enti pubblici di ricerca rappresenterebbe un grande potenziale per accrescere la giustizia sociale. Ma dall’altro lato quel patrimonio può produrre l’effetto contrario: le imprese private che si collocano a valle, grazie agli investimenti in conoscenza già realizzati a monte, con una loro attività di R&S, si appropriano privatamente della conoscenza.