Florio ne elenca tre:
- l’assenza di integrazione dei dati su salute, condizioni sociali, condizioni ambientali;
- un preciso e serio monitoraggio delle condizioni del pianeta;
- l’accesso universale all’informazione e alla conoscenza e l’interconnessione fra persone.
A proposito di quest’ultimo aspetto, riflette su come
Il sistema attuale delle telecomunicazioni e della web economy opera di fatto in condizioni di costi marginali decrescenti e spesso nulli.
Questo fatto, combinato con la configurazione di oligopoli orientati al profitto, comporta la necessità da parte delle imprese di estrarre le rendite sulla trasmissione ed accesso ai dati in modi inefficienti: con la pubblicità, con canoni di abbonamento e discriminazione di prezzo e in molti altri modi, quando la soluzione più efficiente sarebbe quella di offrire gratuitamente la comunicazione digitale come servizio pubblico di base, così come – almeno in Europa – si offrono altri servizi a carico della fiscalità generale.
La persistenza persino nell’Unione, certamente in Italia come si è visto con la didattica a distanza, di una “povertà digitale” è inaccettabile dato il costo non insormontabile e l’elevato beneficio che avrebbe colmare i divari, come a suo tempo hanno fatto le imprese pubbliche del servizio elettrico.