Le imprese dell’economia di piattaforma trovano nello spazio urbano un terreno fertile per l’estrazione del valore a partire dal lavoro e dalla produzione di dati. Viviamo infatti in città costituite di mattoni e malta, ma anche di dati e algoritmi. Questi potenziamenti digitali della città sono sia parte sia prodotti dalle piattaforme digitali, che svolgono un ruolo chiave nel controllo e nella rappresentazione e percezione dello spazio. Le società del capitalismo di piattaforma, infatti, esercitano un immenso potere sulle aree geografiche ed economiche locali, controllando le interazioni tra utenti, lavoratori, capitale e informazioni. Siamo di fronte a spazi ibridi che sono co-costruiti e aumentati dal codice digitale e dal contenuto che lo concretizza.
Mark Graham utilizza in proposito il concetto di “geografie congiunturali”, – assemblaggi diversi di condizioni operative che dipendono da governance condotte u più livell e da più attori – con cui le società del capitalismo di piattaforma sono incorporate nello spazio-tempo in cui agiscono come intermediari sia dissociate da esso perché delocalizzate, ad esempio sostenendo l’inapplicabilità delle norme di uno specifico territorio. Ne consegue però che il platform urbanism può sviluppare attriti che consentano di meglio comprendere il ruolo e la struttura delle aziende di piattaforma per contrastarle e sottoporle al controllo pubblico.
Secondo Pirone
Le città (…) giocano un ruolo di primo piano all’interno dello sviluppo delle piattaforme. In primis, costituiscono la dimensione spaziale all’interno della quale le operazioni delle piattaforme si territorializzano (Pirone, 2019; Marrone,2021). La razionalità logistica del management algoritmico trova negli spazi urbani tanto una serie di servizi non delocalizzabili e generalmente legati alla riproduzione sociale che possono essere digitalizzati, quanto segmenti di forza-lavoro disponibili ad essere cooptati e messi al lavoro. Lo sviluppo urbano di queste forme di impresa e di lavoro ha subito un’ulteriore accelera zione all’interno del contesto pandemico (…). Se la digita lizzazione del lavoro è stata considerata la soluzione alla crisi della mobilità umana e delle merci in corso, la piattaforma come forma d’impresa ha espanso i suoi servizi ad attività e segmenti di forza-lavoro che finora non erano stati ancora assorbiti. In altre parole, si afferma un ruolo infrastrutturale delle piattaforme (…) per la progettazione delle forme di vita urbana. [come nel caso di Bologna](…) Le città sono anche i luoghi all’interno dei quali si sono mossi i primi passi verso un governo delle piattaforme. (…) Ed è sempre a livello metropolitano che si sono sviluppate iniziative di cooperative gestite direttamente dai rider, ad esempio, a Barcellona o Parigi (M. Pirone, “La governance urbana del lavoro di piattaforma. Una ricognizione europea”. Sociologia del lavoro, 163-2022)