Di fronte alla continua escalation tecnologica
Gli artisti “sono stati i primi utilizzatori di Internet e, grazie all’approccio di ricerca che hanno adottato, prendendo il digitale come materiale per la sperimentazione artistica, sono stati i primi a metterne in discussione i fondamenti politici”, osserva Jean-Paul Fourmentraux. Questo sociologo (…) [individua] una serie di pratiche, dalla parodia al fake (la creazione di immagini false), passando per la creazione di “bugs” voluti, ma anche talvolta “un lavoro di indagine che può portare alla collaborazione con le associazioni di cittadini”. Ad esempio, nell’ottobre 2020, l’artista e attivista Paolo Cirio ha esposto i volti di migliaia di agenti di polizia nelle strade di Parigi per mettere in guardia dai potenziali abusi del riconoscimento facciale, nel bel mezzo del movimento di protesta contro la cosiddetta legge sulla sicurezza globale. La sua iniziativa ha ricevuto un buon riscontro da parte dei media, sia perché ha sollevato una serie di questioni legali, sia perché è stata un’illustrazione sorprendente dei potenziali abusi della sorveglianza. (Nicolas Celnik, Fabien Benoit – “Techno-luttes. “”Enquête sur ceux qui résistent à la technologie”, traduzione in proprio)