Spirito tecnicista

Il concetto è impiegato da Daniel Cérézuelle che lo fa coincidere con un’immaginazione di libertà.

Secondo lo spirito tecnicista una tecnologia, presa singolarmente, ha effetti liberatori immediatamente osservabili. La lavastoviglie ci libera dal lavoro di pulizia, l’aereo ci libera dai limiti dello spazio. L’uomo ha sempre sognato di liberarsi dalle sue incarnazioni, dal fatto di essere un essere di carne e sangue con un potere limitato di agire sul suo ambiente (…). Le tecnologie, a prima vista, sembrano in grado di liberarci da queste servitù. Le promesse fatte nelle pubblicità non sono diverse: “iPhone 13 con 5G, il tuo nuovo superpotere “, ad esempio, [come] abbiamo letto di recente.(…) [Per Cérézuelle], una prima leva per uscire dal mito del progresso è quindi “decostruire il ‘bluff tecnologico’ presentato dalla pubblicità”. Ma questo non sarà sufficiente: “Le sorgenti del fascino del progresso non possono essere spente perché sono radicate nella psiche umana. Siamo quindi destinati a continuare indefinitamente il nostro lavoro critico e a praticare l’ascesi, che consiste nel saper resistere ai nostri impulsi. Soprattutto perché si investono miliardi in pubblicità che gioca tutto il giorno su questi impulsi. Questo immaginario di libertà, liberazione e potere di agire sul mondo, al centro dell’immaginario tecnico, riecheggia quello che il filosofo Aurélien Berlan, autore di Terre et liberté (…), descrive come una “fantasia di liberazione”. La nostra concezione moderna di libertà si basa quindi principalmente sull’idea di liberarci – attraverso l’industria e la tecnologia – dalle necessità della vita, da tutti quei compiti ritenuti ingrati ed essenziali per la vita. Produrre il proprio cibo, cucinare, costruire la propria casa, i propri mobili, i propri vestiti, mantenere la propria abitazione, sapersi prendere cura di se stessi… Una fantasia di liberazione che porterebbe all’automazione, al subappalto e alla delega il più possibile e che si tradurrebbe, in ultima analisi, in una libertà ridotta alla sola libertà di consumare beni e servizi, e in una perdita di autonomia. (Nicolas Celnik, Fabien Benoit – “Techno-luttes. “”Enquête sur ceux qui résistent à la technologie”, traduzione in proprio)

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