Ho aggiunto l’aggettivo “virtuosa” al concetto definito da Origgi per sottolineare la positività dell’interdipendenza cognitiva e culturale tra gli esseri umani:
Le nostre menti non sono nulla senza le menti degli altri: gran parte di ciò che sappiamo, o crediamo di sapere, proviene dagli altri. Dalla più giovane età, siamo esposti a informazione che ci viene comunicata da genitori, insegnanti, amici. Le notizie sui media ci permettono di connetterci con eventi lontani, di conoscere i progressi della scienza in un determinato campo e di aggiornarci sui fatti politici. Viviamo in una condizione di dipendenza epistemica dagli altri. È una condizione tutt’altro che scomoda: grazie alla comunicazione, possiamo acquisire un numero di conoscenze molto superiore a quello che potremmo arrivare ad apprendere da soli. [Questa condizione è però] accompagnata da una vulnerabilità cognitiva alla disinformazione. L’entrata nel nuovo millennio ha coinciso con la diffusione sempre più sfrenata di informazione attraverso canali nuovi, mai visti prima, che non solo hanno espanso le potenzialità di acquisire nuova informazione, ma hanno anche rimesso in questione tutte le gerarchie di legittimazione del sapere che organizzavano la nostra fiducia nelle fonti di conoscenza. [Per questa ragione bisogna vigilare] (G. Origgi, “Caccia alla verità. Persuasione e propaganda ai tempi del virus e della guerra”, Egea)