Origgi fa alcune affermazioni davvero convincenti, che rivelano l’inefficacia strutturale di soluzioni come la media-education di matrice accademica:
(…= il web resta uno spazio insicuro, sregolato e mosso da logiche algoritmiche che non padroneggiamo. Questo non è il destino del web: le iniziative del primo web, come Wikipedia, erano basate sull’apertura e la trasparenza. L’entrata del capitalismo digitale nel web, e la possibilità di monetizzazione dei dati degli utenti hanno creato un sistema competitivo e orientato alla massimizzazione dei profitti, oltre che un sistema di sorveglianza generalizzata dei nostri dati che è alimentato da noi stessi e dal nostro desiderio di visibilità digitale. La soluzione del problema non verrà solo dalla regolazione del web nella sua forma attuale, ma dalla capacità di concepire nuove istituzioni del sapere che siano compatibili con lo tsunami informazionale che caratterizza la nostra epoca e le epoche future. (…) [Infatti] Le istituzioni politiche ed epistemiche non sono state in grado di evolvere alla velocità dell’evoluzione tecnologica. Le scienze cognitive e sociali non sono anch’esse state capaci di comprendere l’impatto dell’interconnessione planetaria sulla nostra mente e il nostro modo di produrre credenze. Gli enormi vantaggi commerciali e politici delle nuove tecniche algoritmiche di neuro-marketing e pubblicità mirata hanno avuto la meglio sui progetti più istituzionali di applicazione delle nuove scoperte delle scienze comportamentali a nuovi design istituzionali: nuove scuole, nuove accademie, nuovi media e nuove forme di decisione politica collettiva. Viviamo con istituzioni dell’Ottocento in un mondo che nemmeno la fantascienza più spericolata era riuscita a prevedere. (…) Nessun cervello individuale, per quanto ben addestrato alla logica e all’argomentazione, può affrontare sistemi di intelligenza artificiale capaci di trattare miliardi di dati in pochi decimi di secondo e programmati proprio per raggirare quelle stesse competenze di ragionamento che a fatica il pensiero critico cerca di inculcargli. Se vogliamo davvero difenderci dalla disinformazione che circola sul web, dobbiamo lavorare collettivamente, renderci conto che una mente sola, per quanto agguerrita, non può resistere davanti a un intero sistema di produzione, trasmissione e marketizzazione dell’informazione. Dobbiamo sviluppare nuove istituzioni del sapere e nuove istituzioni politiche. (G. Origgi, “Caccia alla verità. Persuasione e propaganda ai tempi del virus e della guerra”, Egea)