Descrivere le tecnologie digitali come prodotti sociali e svelarne le ambiguità in modo emancipato e con scopo emancipante è dovere politico-culturale di una critica radicale della "platform society", capace di decostruire mediante cortocircuiti concettuali l'inganno tecno-liberista della "società della conoscenza sorvegliata".
È logico pensare che ogni area della produzione culturale sottostante a regole esplicite o schemi sistematici possa essere automatizzata, seppure solo in principio. Molte aree culturali commerciali, infatti, sono adatte a essere automatizzate, come i telefilm, i romanzi rosa, la fotografia professionale, i video musicali, le notizie, i siti web, il graphic design e l’architettura residenziale. Ad esempio, possiamo insegnare ai computer a scrivere i copioni per le serie tv, a fotografare il cibo o a strutturare delle notizie in diversi generi. Fino a oggi l’IA è stata usata solamente per comporre brevi spot o storie d’impresa. [Tenendo però conto del fatto che la] creazione di artefatti mediali esteticamente soddisfacenti e plausibili a livello semantico che riguardino gli esseri umani e i loro mondi potrebbe diventare possibile solo a fronte di un sufficiente progresso nell’”intelligenza artificiale generale” (Artificial General Intelligence o AGI, anche detta “IA forte”).In altre parole, un computer dovrebbe avere approssimativamente la stessa conoscenza del mondo di un essere umano adulto. In ogni caso, non si tratta solo di un progresso nella ricerca sull’IA. Le creazioni di un algoritmo risultano plausibili o meno anche a seconda delle convenzioni dei generi. In alcuni casi, IA anche molto semplici possono produrre risultati soddisfacenti. [Il progetto Soft Cinema fa capire per altro come] le più “slegate” e associative convenzioni avanguardistiche del cinema sperimentale risultino molto più facili da simulare di quelle della narrativa di un film tradizionale. Quest’ultimo, difatti, richiede un più stretto coordinamento tra tutti i frammenti. (L. Manovich, “L’ estetica dell’intelligenza artificiale. Modelli digitali e analitica culturale”)