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Nowotny fa un’interessante distinzione:

La parte cognitiva del robot (…) dovrà essere gestita (…) con una sorta di repository globale dell’intelligenza di tutte le macchine, un’unica ‘mente’ a cui tutti i robot sono collegati. È qui che tutte le informazioni, compreso ciò che i robot apprendono, verranno archiviate e aggiornate continuamente, e dove ognuno di loro può caricare e scaricare le proprie esperienze individuali. La differenza tra loro e noi si riduce quindi al fatto che ognuno di noi ha un’intelligenza e una memoria proprie, mentre un’unica intelligenza sarà probabilmente condivisa dai robot. Gli esseri umani sono individui autonomi costituiti da un corpo e una mente che lavorano in sinergia, mentre i robot avranno molti corpi collegati a una mente collettiva, simile a quello che oggi viene chiamato il cloud o internet. Avranno un’intelligenza adeguata ma condivisa a cui contribuiscono tutti i singoli robot. Questo è ciò che li rende un’altra specie, che non ha equivalenti nel mondo della biologia, ma con cui dovremo imparare a convivere. (…) Pensare ai robot come dotati di una “mente” collettiva che governa il comportamento e le decisioni delle singole macchine aiuta anche a spiegare la differenza nel tipo di intelligenza che possiedono. Gli esseri umani sono individualmente diversi. È la biochimica della vita che rende ognuno di noi unico, anche nella nostra irriproducibilità, irrazionalità, inaffidabilità e creatività. Differiamo dai robot anche nel nostro approccio alla risoluzione dei problemi. L’intelligenza algoritmica robotica è altamente precisa e riproducibile, specializzata nel trovare soluzioni a specifiche classi di problemi, come giocare a scacchi o andare, all’interno di una serie di regole rigide. Ma questa intelligenza manca di flessibilità. È poco adattabile e non ha immaginazione. Sfidati a trovare soluzioni, i robot saranno di un tipo specifico e tenderanno ad assomigliarsi. Le soluzioni umane sono diverse l’una dall’altra. (…) Se [i dispositivi digitali[ sono entità distribuite su molti corpi che cambiano costantemente forma e funzione pur avendo una sola mente digitale, allora la questione di chi controlla e possiede questa mente diventa cruciale. Diventa urgente un riallineamento, non solo tra valori umani e principi etici e quelli progettati per gli altri digitali, ma anche tra quegli altri e il funzionamento e il design delle nostre istituzioni. (H. Nowotny, “In AI We Trust: Power, Illusion and Control of Predictive Algorithms” – traduzione in proprio)